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Gonzato: Redditometro, uno strumento che non serve. E la sinistra vuole più imposte

di Alessandro Gonzato venerdì 24 maggio 2024

3' di lettura

Si era proprio affezionata, la sinistra, al redditometro. Sono state ore di solluchero democratico, soprattutto dopo l’esultanza dell’ex ministro Vincenzo Visco detto “Dracula”. E però è arrivata Giorgia Meloni, insensibile, che ha spezzato i cuori dei progressisti. Ricordiamo: il viceministro alle Finanze Maurizio Leo aveva annunciato il ritorno alla ribalta del famigerato strumento che il premier poi ha ricacciato nel cassetto; ieri sera lo stesso Leo ha firmato un atto di indirizzo con cui viene bloccata l’entrata in vigore del nuovo redditometro. Che ora il Pd strepita, perché lo rivuole. Non può farne a meno, come Elly dell’armocromista. «È un altro esempio», tuona la Schlein, «di come questa destra sia divisa e incoerente. Quello che trovo preoccupante», sottolinea la segretaria dem, «è che questa destra voglia sempre dare un messaggio a chi fa il furbo, e non ai cittadini onesti che pagano le tasse». Elly reclama il redditometro all’“Aria che Tira”, su La7.

Trasmissione del mattatore David Parenzo il quale ospita pure Carlo Calenda, il leader di Azione la cui sfida adesso è quella di superare il quorum del 4 per cento alle elezioni europee, e per convincere l’elettorato pretende che il redditometro ricominci a spulciare senza pietà i conti degli italiani: «È necessario, negli altri Paesi si fa così. Facciamo in modo che ogni euro recuperato serva ad abbassare le aliquote». E per un Riccardo Magi segretario di +Europa stranamente cauto, «lo strumento non è necessariamente da demonizzare, dipende dall’uso», irrompe l’immarcescibile Nicola Fratoanni leader di Sinistra Italiana che senza redditometro è triste: «Era un meccanismo di buonsenso». Nel centrodestra, invece, uno dei primi a tirare un sospiro di sollievo è il vicepremier forzista Antonio Tajani per il quale, sostiene in serata a “Porta a Porta”, «il redditometro è un sistema inquisitivo»: il capo di Forza Italia vorrebbe «un rapporto amicale per far pagare le tasse a tutti ed evitare l’evasione fiscale».

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Il redditometro è un meccanismo vessatorio e per giunta non serve, o serve davvero a poco: lo dicono i dati della Corte dei Conti, messi in evidenza anche dal Sole 24 Ore. Gli “accertamenti sintetici” hanno generato incassi scarsi, e che dal 2012 sono calati repentinamente. Nel 2022 il Fisco ha utilizzato il redditometro 3mila volte ed è arrivato all’accertamento in 352 casi, meccanismo che ha portato a una maggiore imposta accertata (dunque nemmeno recuperata) di appena 300mila euro, praticamente il nulla considerando che il redditometro si applica a 41 milioni di persone. Dicevamo del 2012, quando gli accertamenti erano stati 37.191, per un’imposta accertata di 208 milioni, un’enormità rispetto ai 300mila euro di 10 anni dopo. E però già nel 2015 i milioni “recuperati” sono stati la miseria di 13, a fronte di 5.827 accertamenti determinati dal sistema del redditometro. Va poi detto che il Fisco è già nelle condizioni di essere implacabile nei confronti dei cittadini, dal momento che dispone di poco meno di 200 banche dati. Le condizioni per colpire (giustamente) i veri evasori ci sono già tutte. Il punto è che non tutte le banche dati comunicano tra loro e quando lo fanno a volte non dialogano correttamente.

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I CITTADINI
Torniamo alle reazioni. Il Codacons, l’associazione dei consumatori, si compiace per l’intervento del premier: «Bene la decisione della Meloni di sospendere il decreto sul redditometro, in questo modo si evita l’inquisizione fiscale», così il presidente, Carlo Rienzi. Il quale prosegue: «Il redditometro introdotto dai precedenti governi ha avuto come unica conseguenza quella di terrorizzare i contribuenti, ma non ha apportato alcun beneficio sul fronte della lotta all’evasione, anzi», sottolinea Rienzi, «ha determinato danni alle casse statali in relazione agli elevati costi degli accertamenti. Non a caso», conclude il presidente del Codacons, «il provvedimento in passato ha ricevuto la bocciatura sia della Corte dei Conti sia di alcuni tribunali». Oggi, nonostante il provvedimento sia già stato congelato, è probabile che in Consiglio dei ministri ci sia comunque un confronto. Intanto Pier Luigi Bersani prova a ironizzare: «Meloni e Giorgetti non sapevano niente? Ma figuriamoci, si può anche raccontare che gli asini volano, ma...». Mentre Giuseppe Conte ha una certezza: «Meloni e il ministro Giorgetti si rimangiano il redditometro, ma vedrete che lo riproporranno un attimo dopo le Europee». Poi aggiunge, sprezzante: «Andate a casa, siete dilettanti», ma non si riferisce alla ciurma grillina che prima di entrare in parlamento era allo sbaraglio.

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