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Marco Patricelli: Al Jazeera e Albanese, quando l'informazione si schiera coi terroristi

di Marco Patricelli lunedì 10 giugno 2024

4' di lettura

Sempre sulla notizia, ma solo perché ne era artefice militando simultaneamente in Al Jazeera e in Hamas. Più che Arlecchino servitore di due padroni, un giornalista sul libro paga di criminali terroristi. Abdallah Aljamal era infatti uno dei carcerieri di tre dei quattro ostaggi israeliani che teneva sotto controllo nella sua abitazione familiare di Nuseirat. Lo ha rivelato l'esercito dopo il blitz a Gaza che ha riportato a casa con una complessa operazione Noa Argamani, Shlomi Ziv, Almog Meir Jan e Andrey Kozlov da otto mesi nelle mani dei tagliagole palestinesi. Chi si stupisce oggi del coinvolgimento del giornalista delle tv del Qatar che Israele da tempo ritiene cassa di risonanza della propaganda di Hamas (e di conseguenza oscurata per altri 45 giorni), ha la memoria corta non solo su quanto accaduto il 7 ottobre, ma anche sulle immagini realizzate nel corso della mattanza, dove emergeva la chiara e cinica partecipazione di giornalisti embedded.

Accanto all'operazione militare ne venne condotta un'altra mediatica studiata a tavolino e realizzata sul campo da operatori professionali dell'informazione. Il palestinese Aljamal non era dunque un semplice simpatizzante, il che già sarebbe inquietante per quanto comprensibile, ma un aderente attivo e complice delle strategie di Hamas, compresa quella di nascondere gli ostaggi razziati per farne moneta di scambio in violazione di tutte le convenzioni internazionali e ogni senso dell'umanità. C'è chi sull'accaduto scende dal pero e ci sono le anime candide con poche idee ma confuse, poco informate e ben pronte a saettare giudizi e interpretazioni disinvolte. Se qualcuno pensava che l'operazione delle truppe speciali dell'Idf potesse essere condotta in uno scenario di guerra urbana come fosse un asettico wargame, non conosce né il quadro né l'inevitabile coinvolgimento della popolazione civile che rientra purtroppo a pieno titolo nel fronte interno e viene risucchiata immancabilmente e non solo in maniera collaterale, soprattutto se qualcuno se ne fa scudo in maniera scientifica per coprire e proteggere gli obiettivi militari, come fa sistematicamente Hamas. Particolare che sembra essere sfuggito a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi, che non ha perso occasione per scagliarsi contro Israele per il costo in vite umane della missione di liberazione dei quattro ostaggi sottratti a un incubo inenarrabile.

Già a febbraio un messaggio su X le provocò il divieto di ingresso sul territorio di Israele. Albanese, che in un libro ha preso a prestito da Emile Zola il J'accuse (per difendere l'innocente ufficiale ebreo Alfred Dreyfus) pur di mettere sul banco degli imputati Israele, si sente "sollevata dal fatto che quattro ostaggi siano stati rilasciati" (mentre sono stati liberati con un raid militare da chi non intendeva affatto rilasciarli), ma non "a spese di almeno 200 palestinesi, compresi bambini, uccisi e di oltre 400 feriti da Israele e da presunti soldati stranieri, mentre si nascondevano perfidamente in un camion degli aiuti".
Naturalmente a suo dire Israele avrebbe potuto liberare tutti gli ostaggi otto mesi fa, con uno scambio, mentre ha perseguito l'idea di "distruggere Gaza ei palestinesi come popolo", con "intento genocida". Questo scrive 'diplomaticamente' e con 'equidistanza' in un X con milioni di visualizzazioni. In fin dei conti perché fare la seconda guerra mondiale, quando con Hitler nel 1939 ci si poteva mettere d'accordo consegnandogli la Polonia e 36 milioni di abitanti, compresi gli ebrei da sterminare a suo piacimento?

Per Albanese, Israele avrebbe utilizzato gli ostaggi per legittimare l'uccisione, il ferimento, la mutilazione, la fama e quant'altro dei palestinesi a Gaza. Ma non accusa mai i terroristi di Hamas per i massacri del 7 ottobre, per aver ricattato il mondo col principio di prevaricazione della violenza, e aver messo i civili e gli ostaggi a protezione di tunnel e basi sotto alle scuole e agli ospedali. E il popolo palestinese, in tutto questo, dov'era e dov'è? In Israele si scende in piazza contro il governo e si protesta, nei territori palestinesi ci sono state folle osannanti alla mattanza di ebrei da parte delle squadre della morte di Hamas, che si sono portati dietro i volenterosi carnefici dell'informazione filoterrorista. Uno dei quali, guarda caso, aveva messo a disposizione la sua casa come carcere per gli ostaggi rastrellati otto mesi fa, merce di scambio che si inserisce in una campagna di propaganda condotta con una serie di colpi bassi che fanno leva su uno strumentale e cinico sentimento di pietà che riguarda una sola parte e la narrazione a senso unico: quella che Al Jazeera e Albanese hanno a cuore, a prescindere dalla verità e dalla giustizia, e anche dalla storia e dalla logica.

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