«Il Centrosinistra riparte dalle città italiane» era il titolone sparato già ieri mattina su Repubblica. Per i quotidiani d’opposizione è festa grande: i capoluoghi d’Italia si confermano le riserve indiane della galassia Pd, il territorio dove perfino l’ectoplasma Calenda prende forma solida e raggiunge percentuali a doppia cifra. Un mondo alla rovescia delle Ztl, pronto a scaricare una nuova orda di sindaci meteorini sui talk show ostili al governo.
È il remake del film del “modello Todde”, quando dopo la vittoria dei Cinquestelle in Sardegna sembrava che l’alleanza giallo-rossa avrebbe rovesciato il governo conquistando il Paese una regione alla volta, una città alla volta. Poi c’è la realtà, che dice che il Centrodestra nel suo complesso continua a crescere e ha raggiunto uno storico 47% a livello nazionale. Una realtà che però non può nascondere del tutto il problema, ovvero che nei capoluoghi Meloni, Tajani e Salvini tendono ad affondare.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala con onestà ieri analizzava criticamente il voto per le Europee accusando la sua coalizione di aver perso la capacità di «sfondare al centro». A specchio, per il Centrodestra nelle città vale lo stesso ragionamento: a Milano Calenda e Renzi sommati valgono più del dodici per cento. Sono tutti voti tranquillamente contendibili dai moderati, anche senza bisogno di snaturare il messaggio politico complessivo. D’altra parte, non parliamo di contendere la vittoria a giunte leggendarie o a statisti alla Adenauer. Si votava a Bari, dove i margini di manovra - forse non per vincere ma almeno per gareggiare - c’erano tutti, con il Pd impegnato a scrollarsi di dosso l’eco delle recenti inchieste e il governatore Pd Emiliano che cambia versione sui suoi incontri con i clan ogni quindici minuti circa. E invece è andata male, molto male.
La sensazione è che siano proprio i partiti di Centrodestra a considerare il dato sui centri urbani consolidato e la partita persa in partenza. Ma non è così. Milano non è stata sempre di sinistra, è stata conquistata con una lunghissima campagna elettorale organizzata battendo palmo a palmo la città, studiando i problemi, chiedendo ai cittadini cosa ne pensassero e promettendo di risolverli con ricette nuove (poi ovviamente la sinistra non ha mai mantenuto). I candidati vanno scelti con molti mesi di anticipo, servono facce credibili che possano convincere anche la borghesia che oggi abbocca perfino alla Salis, puntando sui molti difetti della politica di sinistra negli ambiti urbani. Politiche che alla fine sembrano sempre ridursi a qualche pista ciclabile e a piazzare un po’ di autovelox. Il tempo per rispondere al fuoco c’è. Soprattutto bisogna crederci.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.