La Stampa, bellezza... Se può trovare un pretesto per attaccare il fratello d’Italia Ignazio La Russa, a costo di mettergli in bocca parole che non ha mai detto, lo sbatte in prima pagina e ci apre il giornale con il titolo “CasaPound, gli alibi di La Russa”. Se per caso l’interessato replica con una lettera documentata nella quale smonta le accuse montate nei suoi confronti, si ritrova confinato a pagina 29, con a mo’ di replica, a fianco, un astruso commento sui conigli mannari, estremisti e violenti della destra. Ufficialmente invece il quotidiano non replica, «per il rispetto che si deve alla carica», è scritto. Scopriamo così che può esistere anche la violenza passiva degli ipocriti mannari. Il rispetto che si dovrebbe al presidente del Senato non è non degnarsi neppure di rispondere a una sua lettera, e nasconderla quasi in coda al giornale. Rispettoso sarebbe stato non attribuirgli, con il massimo rilievo, frasi che non ha mai pronunciato.
Stiamo parlando dell’aggressione da parte di quattro militanti di CasaPound, lo scorso fine settimana, ai danni di un redattore del quotidiano torinese che li filmava in incognito. La Russa, incontrando i giornalisti per i saluti estivi alla cerimonia del Ventaglio, ha «condannato in modo assoluto» il pestaggio del cronista ma ha contestato, premettendo di «non voler giustificare niente», che la violenza costituisse un attacco alla libera informazione, come racconta invece la vulgata dominante, perché nessuno degli assalitori sapeva di prendersela con un giornalista. Per il presidente del Senato quindi l’episodio è un semplice fatto di cronaca nera, da biasimare in ogni modo. Viceversa, La Stampa ha scritto che l’esponente di Fdi avrebbe rimproverato il giornalista picchiato perché «avrebbe dovuto qualificarsi». Il concetto è ripetuto nella lettera occultata che la seconda carica dello Stato ha scritto al quotidiano piemontese, ribadendo che «trattasi di inaccettabile aggressione, non presentabile però come attentato alla libertà d’informazione».
Questioni di lana caprina, penserà il lettore non partigiano. Però fino a un certo punto, perché è stravagante che chi si batte per la libertà di informazione poi storpi la medesima a proprio uso, consumo e interesse. Sarebbe anche opportuno, sempre in nome del giornalismo, fare opera di contestualizzazione. Se quattro picchiatori di estrema destra mettono le mani addosso a un giovane che li riprende, si può gridare all’allarme sicurezza, all’allarme squadrismo, se si vuole politicizzare l’episodio, ma non a un’emergenza democratica in merito ai diritti della stampa.
Ci si potrebbe anche spingere, alla ricerca di guai e di polemiche, se i veri limiti alla libertà di stampa non se li diano spesso molti giornali che la invocano e poi la utilizzano nel senso di sentirsi liberi di ignorare le notizie rilevanti che non vanno a genio a loro e magari ingigantire episodi che non passeranno alla storia ma che fanno il loro gioco politico. Non ci riferiamo certo al pestaggio al giornalista della Stampa Andrea Joly, perché ben si comprende, ed è anche condivisibile, manifestare tangibile solidarietà a un proprio cronista e spremere ogni goccia dall’episodio che lo vede vittima.
Però poi, quando il giorno dopo il consigliere comunale dem Stefano Alberti, della città di Massa salta alla gola in Aula al collega leghista Filippo Frugoli, perché nessuno ne fa un caso, dando di fatto una copertura politica al pestaggio? Non sono banalità, ma un’abdicazione al cosiddetto ruolo dei giornalisti come cani da guardia della politica. E gli effetti si vedono subito, tant’è che il Pd toscano, che il giorno dell’episodio aveva preso le distanze dal proprio esponente manesco, rendendosi conto che la stampa, con l’eccezione di Libero, aveva ignorato il fatto, in 48 ore ha già cambiato versione, sostenendo che Alberti è in realtà la vittima, in quanto provocato, mentre Frugoli sarebbe il vero colpevole, visto che “è la maggioranza leghista, per la quale la becera aggressività è il pane quotidiano, la vera responsabile se i toni in consiglio comunale si sono alzati”. Perciò, concludono i dem, meglio prendere subito provvedimenti...
Al presidente La Russa però consigliamo di non commentare l’episodio. È evidente ormai che, qualsiasi cosa dica, viene usata contro di lui, che ha la grande colpa di aver raggiunto il secondo scranno dello Stato partendo da destra e senza mai cambiare corsia.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.