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Mario Sechi: Il dibattito diviso tra minacce globali e cialtronate locali

di Mario Sechi mercoledì 20 novembre 2024

 Milei

2' di lettura

Il G20 “lulista” s’è chiuso come previsto, grandi dichiarazioni sulla scia dell’utopia progressista, mentre da un’altra parte del mondo la realtà ruggisce: il leader di un paese piccolo, ma con una grande carica rivoluzionaria, Javier Milei, ha ritirato le truppe dell’Argentina dal Libano, quelli che giocano a Risiko in salotto e non hanno mai sentito fischiare un proiettile s’accigliano. Consiglio di prendere un libro di storia e vedere cosa ha combinato Hezbollah a Buenos Aires e dintorni, forse capiranno perché Milei non vede l’ora di lasciare fare a Israele ciò che è giusto.

Quello del caballero argentino è un piccolo esempio, ma racconta lo spirito del tempo, la partita grossa si gioca tra il Medio Oriente e il cuore dell’Europa centrale, tra Israele e l’Ucraina. Lo scenario dovrebbe interessare il Parlamento, ma i partitanti sono impegnati a discutere di Giuseppe Valditara (che tra l’altro ha anche ragione), inventarsi super multe d’impronta salviniana che non esistono, immaginare la remuntada della sinistra che è un racconto ridicolo. I fatti stanno da un’altra parte, sono nei silos della Russia che ospitano i missili con testata atomica puntati sulle capitali europee. Vladimir Putin ha cambiato la dottrina nucleare di Mosca e per quanto siamo ancora in quello che si definisce lo show of force io non starei così tranquillo perché nel mostrare i muscoli c’è il dato chiaro che la tensione sale. Joe Biden, vista l’offensiva del Cremlino su Kiev, ha autorizzato l’uso di missili americani a lungo raggio sul suolo della Russia. Non sono esercitazioni, sono messaggi in codice e vanno presi sul serio, qualche migliaio di testate atomiche basta a cancellare le conquiste della nostra civiltà, a farci tornare indietro, fino alla profezia di Albert Einstein: «Non so con quali armi verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta verrà combattuta con clave e pietre».

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