È facile dire tecnodestra, usando il termine come una clava per colpire l’avversario politico e prospettando inquietanti scenari futuristici di dominio sul mondo da parte di una nuova casta di privilegiati. Inutile dire che il capo di questa setta sarebbe, per le tante “anime belle” che ci circondano, Elon Musk, il “mostro” per eccellenza, il “fascista” dei tempi nostri. La serietà imporrebbe però di studiare, capire, distinguere, prima di pronunciar verbo: di sforzarsi di comprendere quale visione del mondo animi questa personalità assolutamente geniale.
Un buon punto di partenza potrebbe essere costituito dalla ricostruzione delle idee e dello spirito con cui Musk ha investito molte delle sue risorse nell’Intelligenza Artificiale. Sicuramente lo ha fatto per favorire le sue aziende automobilistiche e spaziali, per non restare fuori da un mercato promettente. Ma lo ha fatto anche, come si evince da non pochi documenti, con uno spirito umanistico che non è certo quello di altri protagonisti di questa avventura. Mark Tegmark, professore di fisica al MIT, in un libro pubblicato anche in Italia (Vita 3.0, Cortina), ci ha raccontato ad esempio di una festa organizza da Musk per il suo compleanno nel luglio 2015 in una lussuosa villa californiana. Ad essa partecipava Larry Page, il co-fondatore di Google, legato da vecchia amicizia al padrone di casa.
Page aveva appena patrocinato l’acquisto da parte della sua società di DeepMind, la start-up più impegnata nell’IA, su cui anche Musk aveva messo gli occhi investendovi una quota. Dopo i cocktail, fattesi le ore piccole, Musk e Page cominciarono a discutere animatamente sul futuro della nuova tecnologia. Mentre il primo sposava in pieno le tesi catastrofiste sul futuro dell’umanità formulate dal fisico di Cambridge Stephen Hawking, Page era molto ottimista ma in un’ottica assolutamente postumanista. In particolare, l’accusa che rivolgeva al suo amico era di “specismo”: non voleva accettare l’idea che l’umanità non è altro che una stadio di un’evoluzione verso un mondo migliore e non umano. In quest’ottica, essa va considerata come un acceleratore del processo che porterà l’uomo a superarsi. L’IA, in sostanza, avrebbe portato alle estreme conseguenze quel desiderio di modificare la natura umana che è propria di tutte le utopie progressiste. Tegmark parla nel suo libro di “utopismo digitale”. Per Musk, al contrario, è prioritario conservare il controllo umano sulle macchine: il suo contributo nell’IA, rinfacciava quella sera a Page, sarebbe stato proprio quello.
Passeranno solo pochi mesi ed egli avrebbe fondato, con Sam Altman, OpenAI, una società senza scopo di lucro che farà concorrenza a DeepMind proponendosi proprio di “umanizzare” e “democratizzare” la nuova tecnologia. Il pericolo da evitare, disse al Guardian, è il mondo distopico immaginato dal film Terminator del regista canadese James Cameron. Le sue tesi sull’aspetto “demoniaco” (lo definisce così) dell’IA Musk le ribadirà, senza successo, anche nelle riunioni del “comitato etico” di DeepMind a cui è chiamato a partecipare: un board del tutto inefficace, creato, in sostanza, per meri motivi di immagine e marketing. Intanto, Musk nel 2018 si dimetterà anche da OpenAI, tutta ormai impegnata nello sviluppare il prototipo della ChatGPT. Non lo fa per motivi morali (anche se parla di “conflitti di interessi”), ma probabilmente perché ha già in Tesla e SpaceX uno straordinario laboratorio per l’IA. Egli non abbandonerà né la ricerca, né la sua idea “umanistica” della tecnologia (andare su Marte, dirà, è un modo di «difendere l’umanità»). Vista nell’ottica qui illustrata la parabola di Musk assume perciò anche un fondo di tragicità: egli, nell’alimentare una ricerca con lo scopo di controllarla, finisce necessariamente per favorirne gli stessi possibili esiti “demoniaci”. Ne è consapevole. Quanta distanza dalle banalità “politicamente corrette” e dai catastrofismi a base ideologica a cui ci ha abituato una sinistra fuori dal tempo!
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.