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C'è un uomo dietro le gaffe della Fornero

Chi è Francesco Tomasone, capo di gabinetto della ministra e vero gran visir del Ministero del Welfare, storico collaboratore di Treu e Damiano e vicino al Pd
di Giulio Bucchi domenica 8 luglio 2012

3' di lettura

C’è un uomo forte e determinato dietro alla ministra nervosa e litigiosa. Lei è Elsa Fornero, ovviamente. Lui si chiama Francesco Tomasone, 58 anni, capo di gabinetto della ministra, ma creatura di Tiziano Treu (capo dell’Ufficio legislativo quando Treu era titolare del ministero del Lavoro), già capo di gabinetto di Cesare Damiano, nei due anni di ministro del Welfare, nell’ultimo governo Prodi. Tomasone è uomo dai molti incarichi (è consigliere di Stato, dove tuttora si trattiene spesso al mattino per redigere sentenze; insegna alla Scuola superiore della Pubblica amministrazione) e dalle solide relazioni soprattutto nel Pd. Oltre a Treu e Damiano vanta (o millanta) ottimi rapporti con il Colle, quindi con lo stretto entourage del Presidente Napolitano. Eminenza grigia - Nello scorso mese di dicembre rientra in punta di piedi nel Ministero di cui conosce tutto, da sempre. Il tempo di allacciare un rapporto stretto con la ministra, bypassando i pochi collaboratori che lei si è portata da Torino. In poche settimane Tomasone diventa il mentore della ministra. La Fornero non ha cambiato alcun dirigente, per ora, ha solo voluto lui come capo di gabinetto. Ma di fatto lei non frequenta il ministero, nel senso che i dirigenti la vedono poco e quando la incontrano devono essere rigorosamente “filtrati” da Tomasone, che detta le norme, ispira le strategie di comunicazione, scrive il futuro della Fornero dopo il 2013. E trama per gestire un pacchetto nomine interno ed esterno che possa coniugare le “esigenze” del Pd e quelle “personali” della ministra.  Il Pd aveva provato a mettere un suo uomo all’Inail, alla scadenza del breve commissariamento dello pseudo-leghista GianPaolo Sassi. In pole position c’era Giovanni Battafarano, uomo di Damiano; ma l’impuntatura della Fornero per Massimo De Felice (assai gradito dallo sponsor bancario cui la Fornero deve molto nel suo recente passato) escluse Battafarano; così come venne esclusa la candidatura dell’ex presidente dell’Enpals, Lia Ghisani, cislina di ferro. Per Raffaele Bonanni è stato un duro colpo. Al punto di elaborare un vero e proprio teorema: la ministra d’intesa con il Pd vuole azzerare i vertici degli enti previdenziali, per assicurare posti agli amici suoi (all’Inail) e del partito (all’Inps).   Escalation costante - Ma il ruolo di Tomasone è cresciuto di giorno in giorno. Qualche malizioso vede nel siluramento di Battafarano all’Inail una piccola vendetta personale: con il ministro Damiano i conflitti tra capo di gabinetto (Tomasone) e capo della segreteria tecnica (Battafarano) erano frequenti. Perché regalare qualcosa all’ex competitor, assicurando un canale alternativo al Pd, nelle segrete cose del ministero? L’indeterminatezza è un vantaggio per le «eminenze grigie». Da sempre. A questa situazione si attribuisce il mantenimento del commissariamento dell’Isfol (affidato al segretario generale del Ministero, Matilde Mancini); così come la volontà di silurare il presidente di Italia Lavoro, Paolo Reboani, o il progetto di avviare  uno spoil system a scoppio ritardato nella dirigenza del Ministero: a rischio Paola Paduano, Angelo Raffaele Marmo e forse lo stesso  direttore della Previdenza del Ministero, Edoardo Gambacciani (genero del precedente capo di gabinetto, Lucrezio Caro Monticelli). Trame oscure - Una vittima recente è il capo del Nucleo di valutazione previdenziale, il professor Alberto Brambilla, di simpatie leghiste, dinamismo imprenditoriale e solide competenze accademiche. Fatto fuori in quattro e quattr’otto: costretto alle dimissioni, dopo un lungo e professorale feeling con la ministra, Ma non con il potentissimo capo di gabinetto, Tomasone.  E l’Inps? C’è chi ha letto lo scontro sugli esodati come un tentativo di spallata ai vertici certamente non legati al mondo del Pd: il presidente Antonio Mastrapasqua, ingombrante e autorevole di suo; il direttore generale Mauro Nori, terminale fedele di Raffaele Bonanni, ma anche di molti politici del centrodestra. Tomasone, che nei giorni scorsi Giancarlo Perna sul Giornale ha definito un «cigiellino onorario», e che Panorama ha descritto come l’ombra della ministra, avrebbe cercato di assicurare la chiusura del cerchio. A favore del Pd (e della Cgil), ai danni di Bonanni e di quella Cisl che per anni ha vantato rapporti preferenziali con via Veneto.  Poco importa se i consigli bellicosi alla ministra procurano danni di immagine alla professoressa, che solo il premier Monti ormai difende. Da un logoramento del ruolo della ministra-maestrina avrebbe solo da giovarsi il gran visir, il capo di gabinetto, Francesco Tomasone, che ormai ha assunto i ruoli di un vero e proprio referente politico. di Francesca Barellieri  

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