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La fronda? C'è anche nel Pdl:chi non vuole il governo Letta

Minzolini si è mostrato critico sull'esecutivo "di servizio". Ma non è il solo
di Sebastiano Solano domenica 28 aprile 2013

Augusto Minzolini

2' di lettura

Sono in tanti a non volere il governo di larghe intese e non solo all'interno del Pd. Chi immagina un Pdl compatto ed entusiasta di un'allenanza con la sinistra è decisamente fuori strada. Ci sono dei falchi tra gli azzurri che di questo governo ne farebbero volentieri a meno: i mal di pancia covano all'interno del partito. A parte Augusto Minzolini, che è sarebbe l'unico ad essere uscito allo scoperto. Secondo un retroscena di Lettera 43, l'ex direttore da giorni ripete che un governo con i democratici sarebbe un errore che il Pdl rischia di pagare a caro prezzo. L'unica via d'uscita secondo il "direttorissimo" è quella del ritorno alle urne. Al più presto, specie ora che i sondaggi danno il Pdl in inarrestabile ascesa. "Senza restituzione dell'Imu - questo il suo ragionamento - verrebbero disattesi i patti con gli elettori". Minzolini e Scopelliti alzano le barricate - Ma Minzolini non è l'unico ad essere contrario all'intesa con la sinistra. Già Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto, fondando Fratelli d'Italia si erano preventivamente sottratti da questa eventualità: "Mai con Monti mai con la sinistra", è stato il loro slogan in campagna elettorale. E ora hanno fatto sapere che, loro, la fiducia al "governo di servizio" non la voteranno. Ma ci sono molti "dissidenti" anche nel Pdl, soprattutto nell'area degli ex-An.  Pasionarie fedeli - Le pasionarie Alessandra Mussolini, Daniela Santanché e Michaela Biancofiore hanno - per ora - sotterrato l'ascia di guerra. Voteranno la fiducia, ma c'è da giurarci che daranno battaglia su ogni singolo provvedimento. A cominciare dal Def, uno dei primi provvedimenti con cui il nuovo governo dovrà misurarsi. I toni concilianti mostrati nell'intervista di venerdì 26 aprile al quotidiano La Stampa da parte della Santanché ne è una conferma. Gasparri il più avverso all'intesa - Anche Maurizio Gasparri freme, vede come fumo negli occhi l'alleanza con la sinistra e di fatti è quello che più degli altri ha alzato le barricate nella trattativa con Enrico Letta sul programma e, in particolare, sull'Imu. Alla fine, però, anche lui, così come l'altro falco del Pdl Renato Brunetta dovrebbe votare la fiducia. Ai due, soprattutto, non è andata giù la pregiudiziale opposta dal Pd agli ex-ministri nella formazione del governo.  La palla al Pd - Per spegnere i diversi focolai interni al Pdl, Silvio Berlusconi potrebbe istituire un organismo collegiale che guidi il partito nel caso Angelino Alfano venisse chiamato a fare il ministro o a ricoprire altri incarichi di governo. Per ora, almeno stando alle parole e alle dichiarazioni degli esponenti azzurri, sul voto di fiducia non sono attese imboscate né sorprese, se non isolate. Ma per tenere la sitauzione sotto controllo il premier incaricato, Enrico Letta, dovrà cedere sul programma, accettando alcuni punti del Pdl, quelli sull'abolizione (o rimborso) dell'Imu su tutti. In caso contrario, quelli che per ora sono piccoli fuochi potrebbero trasformarsi in un unico grande incendio    

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