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Pd, Renzi: "Candidato premier chi vince le primarie per la segreteria"

Il sindaco di Firenze si sbottona: "Partire dal partito per cambiare l'Italia". Da Fassina a Epifani, da Civati alla Serracchiani: ecco la faida sinistra
di Giulio Bucchi domenica 30 giugno 2013

Matteo Renzi

2' di lettura

"Chi vince le primarie aperte dovrebbe essere il candidato a guidare il governo. Certo, non vorrei diventare capo del Pd per cambiare il partito, ma per cambiare l'Italia". Intervistato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, il sindaco di Firenze Matteo Renzi torna a parlare del suo futuro all'interno del Partito democratico e della politica italiana. "La sfida più grande sarebbe certamente la posizione di premier e per questo diventa importante il partito", ha spiegato il rottamatore, a proposito della propria candidatura al ruolo di segretario del Pd. Contro di lui, con ogni probabilità, ci sarà il bersaniano Stefano Fassina (che dalla sua potrebbe avere addirittura quel volpone di Massimo D'Alema), mentre è più complicata la posizione dell'attuale segretario reggente Guglielmo Epifani, che si candiderebbe solo se il congresso del partito slittasse al 2014, con la benedizione del premier Enrico Letta. E Renzi potrebbe trovarsi a fronteggiare altri due "giovani", come Pippo Civati (sicuro) e la governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani (incerta). In attesa di sapere se anche gli Ecologisti democratici esprimeranno un loro rappresentante ("Perché no? Vedremo...", ammicca il leader degli Ecodem Fabrizio Vigni), già da qualche mese si scalda Gianni Cuperlo, tra i primi a candidarsi.  L'importante è partecipare - Molto dipenderà dalle regole, anche se in realtà nell'affollato panorama del Partito democratico c'è un candidato che fa già campagna elettorale per il suo rivale Renzi: è Gianni Pittella, che ad Adnkronos svela come sia stato lui l'artefice della discesa in campo del sindaco. "Io ho incoraggiato Matteo a candidarsi perché è una persona che ha un carico di freschezza e di spinta innovatrice che in un partito anchilosato e un po' burocratico come il Pd sarebbe utilissima". E con Renzi segretario, il governo Letta non rischierebbe: "Basta mettere gli uni contro gli altri. Non ci sarebbe alcun problema per Letta - sottolinea Pittella -. Renzi sarebbe il leader di una leadership collettiva che pensa a ricostruire un partito malato per poi andare alle elezioni quando arriverà il momento. Al medico Renzi e ai suoi colleghi è affidato il compito di trovare la terapia giusta per un Pd malato". Pd malato, ma con lo stesso spirito di sempre: l'importante, in fondo, è partecipare.  

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