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L'ultima del ministro Kyenge:cancellare mamma e papà

Cécile vuole rivoluzionare i documenti. Mamma e papà? Addio...
di Andrea Tempestini domenica 8 settembre 2013

Cécile Kyenge

3' di lettura

Quando Cécile Kyenge riuscirà a convincere suo padre  a chiamarsi «genitore 1» o magari anche «2», allora anche lei potrà cambiare il proprio nome in «figlia 38». Il ministro dell’Integrazione, nata in Congo una famiglia dove si praticava la poligamia, ha trentasette fratelli e sorelle nati da madri diverse e, comprensibilmente, non sarà stato facile a prima vista distinguerli l’uno dall’altro. Eppure quella condizione, aveva rivelato a  In mezz’ora, intervistata da Lucia Annunziata, «mi dà l’idea di vivere dentro una comunità». Finora, erano tutti registrati con il loro nome di battesimo, così come il papà e le loro mamme. Ma lei, adesso che è cittadina italiana, esponente del Pd e del governo Letta, si propone di cancellare, tramite un semplice provvedimento amministrativo, le identità dei componenti delle famiglie, a partire dai documenti scolastici. A Venezia, la neodelegata ai diritti civili del Comune, Camilla Seibezzi, ha proposto di utilizzare la terminologia “genitore” nei documenti, a partire dai moduli scolastici, per annullare le distinzione fra coppie di genitori eterosessuali e omosessuali. Ovviamente la Kyenge, che dopo essersi integrata è diventata un’integralista del progressismo, appoggia ogni tipo di sperimentazione sociale: «Mi sono sempre battuta per le pari opportunità. Se questa è una proposta che le rafforza, mi trova d’accordo». In realtà, si tratta di una novità soltanto nell’orizzonte della politica. Il primo a introdurla è stato il governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero, in Spagna, nel 2006. In un’intervista di qualche anno fa, l’ex premier iberico spiegò in questo modo la piena equiparazione giuridica di ogni possibile famiglia, naturale e no, sotto ogni profilo costituzionale e del codice civile: «Non sono un grande leader ma solo un buon democratico. Ecco il mio socialismo cittadino: riconosco che quando una forte maggioranza di cittadini dice qualcosa, quel qualcosa è giusto». Lo aveva seguito a ruota François Hollande, in Francia, con l’abolizione dal diritto di famiglia dei ruoli di madre e padre, che verranno sostituiti appunto dai termini più neutri di «genitore 1» e «genitore 2». La nuova dicitura compare in tutti i documenti con valore legale, inclusi i certificati di nascita, nell’ambito della più ampia rivoluzione legislativa che ha legalizzato i matrimoni omosessuali e ha concesso alle coppie gay il diritto di adottare dei figli. I precedenti non mancano nemmeno in altri Paesi. Alcuni anni fa, il ministero della Pubblica istruzione britannico aveva suggerito agli insegnanti di rimproverare gli alunni che si riferissero ai propri genitori chiamandoli mamma o papà, Così, tanto per non far sentire discriminati i bambini cresciuti da coppie omosessuali. In realtà, benché anche in Italia molte scuole abbiano già provveduto a cancellare le feste del papà e della mamma per un presunto rispetto di chi ha genitori in carcere o assenti, le fughe in avanti della Kyenge non trovano nell’opinione pubblica quell’accoglienza che Zapatero vantava nel proprio Paese. Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, a capo di una giunta di centro-sinistra, ha bocciato l’idea d’importazione franco-spagnola. Dalle parti del Pd, pare che il tema non abbia suscitato troppo interesse. Un segnale di scarsa sopportazione arriva invece da Famiglia Cristiana che, invece di limitarsi alla solita retorica antirazzista, reagisce, dando spazio all’opinione del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia e intervista Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari. Non era scontato, visto che la Kyenge si è già guadagnata la copertina di alcune riviste missionarie, come quella degli Stimmatini. Ma, a forza di spararle grosse, finirà per essere soprannominata la ministra Zero. di Andrea Morigi

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