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Il socio occulto del Cav?Viene strapagato in Rai

I giudici ritengono illeciti i guadagni del 50% che Agrama faceva rivendendo i diritti tv a Silvio. Ma con Viale Mazzini i profitti erano anche del 150%
di Eleonora Mori domenica 8 settembre 2013

I ripetitori Mediaset

3' di lettura

L’uomo chiave nel processo che potrebbe comportare la capitolazione di Silvio Berlusconi e la sua cancellazione dalla scena politica italiana, è Frank  Agrama. Il produttore e distributore esclusivo di film targati Paramount, la più importante casa cinematografica statunitense. Frank Agrama è stato considerato dai giudici che hanno condannato il Cavaliere a 4 anni di reclusione  e a 5 di interdizione dai pubblici uffici, il suo «socio occulto». Ovvero «l’intermediario fittizio» che a Mediaset avrebbe venduto a prezzi gonfiati i diritti dei film acquistati a minor prezzo da Paramount, con lo scopo di creare fondi illeciti e spartirsi il bottino con Berlusconi. Una tesi costata la condanna a tre anni (cancellati per effetto dell’indulto) all’83enne Frank Agrama. E soprattutto un teorema che non viene supportato dalla prova (del tutto inesistente) della retrocessione del denaro da parte dell’americano al Cavaliere. Ma questa non è l’unica e clamorosa lacuna contenuta nel verdetto tombale pronunciato dai giudici di Cassazione lo scorso primo agosto. C’è molto altro in questa sentenza costellata di buchi, se non voragini.  Ci sono dichiarazioni di Frank Agrama stesso, acquisite nei tre gradi di giudizio, ma fino a questo momento mai divulgate. Dichiarazioni che dimostrano come l’americano fosse un distributore effettivo (e tutt’altro che fittizio) non soltanto per  Mediaset e per le società facenti capo a Berlusconi, ma anche per le televisioni di tutto il mondo e soprattutto per la Rai. Proprio così: la televisione pubblica, che regolarmente comprava i diritti da Agrama.  Basta passare in esame in contratti firmati dall’americano e dalla tv pubblica di casa nostra per scoprire che i profitti più elevati, il produttore Fank, li ricavava proprio dalle negoziazioni portate a termine con la Rai.  È il 2 novembre del 2000 quando i legali del leader del Pdl, Niccolò Ghedini e Piero Longo insieme con Roberto Pisano, avvocato di Agrama, raccolgono le dichiarazioni dell’imprenditore di Los Angeles, nell’ambito del sacrosanto diritto a svolgere indagini difensive. «All’inizio degli anni Ottanta (1985, ndr)», spiega Frank Agrama, «avevo co-prodotto con il Sud Africa una serie televisiva che si chiamava “Shaka Zulu”; dieci episodi della durata di un’ora ciascuno, completamente girati in Africa. Fu una serie di grandissimo successo ed elevatissimo profitto. Vendetti a più di 200 emittenti televisive in tutto il mondo. E in cima alla lista di queste televisioni, c’era la Rai.  Che acquistò per un milione di dollari». A firmare il contratto da un milione di dollari con la società di Agrama (Harmony Gold) per dieci episodi di  “Shaka Zulu”, più altri sei di “A woman of substance”    per  un periodo di esclusiva per l’Italia che va dall’86 al ’91, sono i vertici della Rai, Sergio Zavoli e Biagio Agnes.  «Negli anni di Shaka Zulu», aggiunge ancora Agrama, ho mantenuto fruttuose relazioni d’affari con la Rai alla quale ho venduto moltissimi titoli di spettacoli televisivi tra cui Remington Steele, Matlock, Il Virginiano, XF la Serie, Silk stalkings, Woman o substance, Ragged Ann & Andy, che era un’avventura musicale.  Grazie al grande  successo di Shaka Zulu, anche in Italia, il mio ufficio cominciò ad allargarsi e assunsi cento persone».  Del resto i profitti che Agrama riusciva a ricavare vendendo i diritti dei prodotti Paramount alla Rai andavano dal 130 al 150 per cento. Un profitto decisamente superiore rispetto a quello ricavato vendendo i film a Mediaset; che secondo i calcoli del consulente del pubblico ministero non superano mai il 45 massimo 50 per cento. Ergo, se Agrama era davvero il socio occulto del leader del Pdl con il quale si sarebbe spartito  il bottino derivante dalla vendita dei film a prezzi gonfiati, cosa doveva essere considerato rispetto alla Rai?  Un esempio clamoroso viene dalla serie Matlock. Come si legge nel contratto siglato nel ’95 fra Agrama e la tv si Stato, 38 episodi da 50 minuti ciascuno, vengono venduti per 4 anni al prezzo di 1 milione e 421 mila  dollari. Agrama li aveva acquistati da Paramount per 600 mila dollari, con una esclusiva di sei anni. Il profitto è stato del 134 per cento. Circa il triplo di quello che Agrama guadagnava vendendo i diritti a Mediaset. E al «socio» Berlusconi. Eleonora Mori

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