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Alessandro Di Battista, come umilia Luigi Di Maio davanti ai ministri: perché Gigino non conta più niente

di Gino Coala domenica 20 gennaio 2019

3' di lettura

Succedono cose strane, nel Movimento Cinque Stelle. L' ultima è proprio di ieri sera. Era in programma la consueta riunione di Luigi Di Maio con i ministri pentastellati. Ma questa volta c' era un partecipante in più, che del governo non fa parte. Chi? Semplice, il solito Alessandro Di Battista, che ormai segue Gigino come un' ombra, dai campi da sci ai viaggi in giro per l' Europa. Anzi, in realtà, alla riunione dei ministri, i nuovi entrati erano due, visto che Dibba ha portato con sé anche il figlioletto. Leggi anche: Di Battista, la verità dietro lo strano ritorno: il retroscena che smaschera il piano grillino Ma le stranezze non finiscono qui. Ieri, infatti, in un video e in un' intervista al Corriere della Sera, si è fatto sentire anche Davide Casaleggio. Il giovane guru racconta una storia che è all' esatto opposto di quella ripetuta ogni giorno dal vicepremier, secondo il quale il reddito di cittadinanza che forse oggi diventerà legge dovrebbe servire a creare posti di lavoro. Nel mondo che sarà, per l' esattezza nel 2054, spiega, «il lavoro che conosciamo è scomparso. Dedichiamo solo l' 1% della nostra vita al lavoro». Un modo carino per dire che pochissimi avranno un impiego: la grandissima parte degli italiani bighellonerà, priva di un' occupazione. Nemmeno Casaleggio, insomma, crede alle promesse del ministro del Lavoro. Il problema, spiega il figlio di Gianroberto, sarà come faranno questi milioni di disoccupati ad avere i soldi per assorbire quella che chiama «la iperproduttività delle imprese», ovvero ad acquistare prodotti e servizi. Ecco, questo è il vero lo scopo del provvedimento che il consiglio dei ministri dovrebbe varare oggi: «Occorre istituire meccanismi di redistribuzione del reddito svincolati dall' occupazione che supportino la domanda, altrimenti avremo la massima produttività e consumatori con sempre meno capacità di spesa». Dare soldi pubblici a chi non fa nulla, dunque, affinché possa permettersi comunque di comprare telefonini e auto, consentire alle industrie di fare fatturato e portare avanti così l' economia. Prima non produci, quindi consumi e infine crepi. Oltre a progettare un mondo orrendo, nel quale l' essere umano è degradato ad acquirente sussidiato dallo Stato, il giovane Casaleggio, come tanti altri socialisti e comunisti prima di lui, si scorda di svelare il dettaglio più importante: i soldi da dove vengono? È chiaro che non tutto può giungere dalle tasse su consumatori e imprese, perché sarebbe una partita a somma zero, anzi negativa, perché molti soldi inevitabilmente finirebbero alle aziende straniere che vendono qui. L' unica via d' uscita sarebbe stampare nuova moneta come se non ci fosse un domani e fare spendere allo Stato più di quanto incassa: cioè alta inflazione e debito pubblico fuori da ogni controllo, ricetta che porta dritta al Venezuela. Post scriptum. Il confuso giovanotto farebbe meglio a preoccuparsi delle sorti della piattaforma Rousseau, attorno alla quale gira l' intero universo grillino. L' omonima associazione, ha scoperto l' agenzia AdnKronos, nell' ultimo mese ha ricevuto dai propri benefattori appena 3.111 euro. Un trend che, se dovesse confermarsi per tutto il 2019, porterebbe nelle casse di Rousseau appena 37mila euro, contro i 634.151 raccolti nell' ultimo anno. di Stefano Re

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