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Matteo Salvini, i vescovi si convertono sugli immigrati: ha ragione lui, occhio a questi titoli

di Davide Locano domenica 14 aprile 2019

2' di lettura

Benvenuti nella realtà. «I corridoi umanitari funzionano», titola L'Osservatore Romano nell'edizione del 6 aprile. Avvenire contemporaneamente raddoppia, tessendo le lodi del «modello Italia» in pagina nazionale e in cronaca milanese. E cita doverosamente il vescovo della diocesi ambrosiana, monsignor Mario Delpini, il cui invito è a sviluppare una visione civile di più lungo periodo: «Oltre al soccorso immediato dei migranti dobbiamo chiederci che tipo di società vogliamo costruire con loro in Italia e in Europa». Intanto, facciamoli arrivare ordinatamente. Prima di loro, se n' era accorta la Caritas, attraverso un' ampia ricerca, "Oltre il mare", le cui conclusioni sono ovvie, ma niente affatto scontate: la via privilegiata per entrare nel territorio italiano è quella che evita le morti in mare e il ricorso ai trafficanti, garantendo un ingresso legale in Europa. Leggi anche: Gregorio De Falco, l'ex grillino sale sulla Ong È, per inciso, anche l' opzione preferita dal ministro dell' Interno Matteo Salvini: si chiudono i porti alle ong e nel frattempo si tengono aperte le porte a coloro che, avendo diritto alla protezione internazionale, hanno ottenuto un visto umanitario. In questo modo, dal 2017, grazie a un accordo firmato fra il governo, la Conferenza episcopale italiana e la Comunità di Sant' Egidio, hanno trovato posto in Italia 500 richiedenti asilo, tra i quali 106 famiglie e 200 bambini, selezionati nei campi profughi di Etiopia, Giordania, Turchia. Visto che l' esperimento ha avuto successo, è prossimo alla firma un nuovo Protocollo con il governo per accogliere altre 600 persone che, nei prossimi due anni, potranno raggiungere l' Italia in maniera sicura. Le garanzie valgono sia per gli stranieri sia per gli italiani, insomma. E in questo caso le critiche all' esecutivo lasciano il posto a una linea più conciliante. STOP ALL'EMERGENZA Se ci si mette d' accordo prima, si possono anche organizzare meglio le opere di misericordia, senza necessariamente farsi travolgere dall' emergenza. Agli ospiti giunti nel nostro Paese, attraverso la rete delle Caritas, delle parrocchie e dei privati, sono stati offerti vitto, alloggio, corsi di lingua, iscrizione scolastica dei minori, assistenza sanitaria e psicologica dove richiesto, assistenza legale e amministrativa, avviamento all' inserimento lavorativo. Per l' integrazione serve un metodo, non lo scaricabarile europeo. La soluzione che parte con la consultazione del livello locale, con un coordinamento nazionale, è la più efficace e guarda caso rispetta il principio di sussidiarietà. È quando Prefetture e Comuni tentano d' imporre dall' alto le loro decisioni alle comunità che si scatenano le cosiddette "rivolte xenofobe", come a Goro e Gorino Ferrarese nel 2016 o nella romana Torre Maura in questi giorni. LE COLPE DEI VESCOVI Mons. Delpini riconosce che sono i progetti concreti a ottenere risultati, di fronte ai quali si sente «un po' in colpa per la genericità dei nostri appelli, lanciati anche come Vescovi italiani». Se abbandonassero anche l' idea dello ius soli, all' autocritica mancherebbe soltanto Famiglia Cristiana, che l' estate scorsa aveva demonizzato Salvini con un «Vade retro» in copertina. di Andrea Morigi

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