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Matteo Salvini dopo il vertice con le parti sociali fa il premier: "Non sarà più accettato", diktat a Di Maio

di Giulio Bucchi domenica 21 luglio 2019

2' di lettura

La Flat tax è stato solo "una scusa". Matteo Salvini esce dal tavolo con le parti sociali al Viminale con un nuovo ruolo: il premier di fatto. Il leader della Lega detta i tempi (la manovra all'esame già a settembre, "subito dopo la pausa estiva") e l'agenda. E il fisco è solo uno degli argomenti di cui il vicepremier ha parlato con sindacati, Confidustria e le altre associazioni (in totale, 40), a testimonianza di come ormai il ministro degli Interni abbia intenzione di rilanciare l'azione a 360°, pestando i piedi se necessario ai sempre più incerti Conte, Di Maio e Tria.  Leggi anche: "Il popolo leghista non ne può più". Feltri avverte Salvini: cosa non può più ignorare Nell'ordine, smonta il cavallo di battaglia del M5s: "Sul salario minimo occorre prima ridurre la pressione fiscale e burocratica a chi i salari li paga". Ripropone quello della Lega "limitato" nei mesi scorsi: "Stiamo ragionando di una pace fiscale bis sulle imprese". In cantiere una "rimodulazione" di Imu e Tasi, "una patrimoniale che pesa per 21 miliardi, anche sugli immobili inagibili che è una follia". Poi si punta ad abbattere ogni resistenza residua degli alleati: "Vogliamo una manovra economica fondata sui Sì, sulla fiducia, sullo sblocco dei cantieri. Qualsiasi tipo di blocco non è più accettabile, né sarà accettato". In questo senso la Tav, ovviamente, è solo un aspetto della battaglia con i 5 Stelle. Salvini picchia duro anche sui rifiuti: "È surreale leggere anche stamattina che il Comune di Roma (retto dalla grillina Virginia Raggi, ndr) si stia attrezzando per portare un po' di rifiuti qua e là: ovunque i rifiuti sono una ricchezza, solo in Italia per un rifiuto di principio sono un costo e di questo ragioneremo con gli amici cinquestelle". Accanto a Salvini, al tavolo, c'era anche Armando Siri, responsabile economico della Lega costretto a dimettersi da sottosegretario alle Infrastrutture dal M5s perché indagato per corruzione. "Questa è la dimostrazione che si è trattato di un vertice politico e non istituzionale di governo", hanno letteralmente esultato i grillini alla presenza, che agli occhi di molti sembrava uno smacco. Forse è la dimostrazione di un'altra cosa: i 5 Stelle non hanno ben chiara l'entità dell'assalto di Salvini a Palazzo Chigi.

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