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Luigi Di Maio, tregua con Roberto Fico ma nasce l'altra "fronda" nel giorno del voto a Senato

di Cristina Agostini domenica 15 settembre 2019

2' di lettura

Il Movimento 5 stelle è smosso dalle correnti interne dopo la trattativa che ha portato alla nascita del governo con il Pd. L'ex ministro Barbara Lezzi per esempio ha scritto in un post: "Sono giorni che mi assillate con questa storia del governo sbilanciato, con il fatto che al Pd si siano concessi i ministeri strategici dove ci sono i soldi ma ora basta. Abbiamo un capo politico, votato da noi tutti, che ha fatto delle scelte di cui si assumerà tutte le responsabilità com'è giusto che sia". Del resto con lo spostamento a sinistra, l'ala ortodossa che ha come punto di riferimento Roberto Fico è tornata in prima linea. Riporta il Corriere delle Sera in un retroscena che ora il presidente della Camera e Luigi Di Maio sono i veri garanti del nuovo equilibrio. Ora i due sono vicini, tanto che alcuni fichiani adesso si spendono per difendere Gigino. Vicino a Di Maio ci sono poi i soliti lealisti, su tutti Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Vincenzo Spadafora. Per questo li ha voluti nella squadra di governo.  Leggi anche: "Di Maio, Conte e Pd, uno squallido colpo di stato". Lupi per agnelli: Feltri in piazza con Salvini e Meloni Una decisione che però ha scosso il gruppo parlamentare con chat infuocate da giorni. Secondo alcuni grillini il M5s ha fatto troppe concessioni al Pd. Scettici Andrea Colletti, Emanuela Corda. "Come mai hanno puntato su persone esterne al Movimento? Come mai il leader ci teneva tanto a dare continuità agli staff che lavorano al Mise al ministero del Lavoro?", chiede un Cinque Stelle. Contro la squadra di governo e contro la nomina di Paolo Gentiloni commissario Ue hanno sbottato pubblicamente europarlamentari un tempo vicini al leader come Ignazio Corrao. Polemica Roberta Lombardi: "Quella del capo politico - inteso come uomo solo al comando - è una fase che va archiviata". Le tensioni si accumulano. E crescono i delusi: Stefano Buffagni si è chiuso in un eloquente silenzio. Alessandro Di Battista resta un asso nella manica del Movimento 

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