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Giuseppe Conte, la missione kamikaze del premier a Bruxelles: il piano per anticipare il voto a marzo

di Gino Coala domenica 16 dicembre 2018

2' di lettura

Chi spera che Giuseppe Conte torni con un accordo sulla manovra da Bruxelles rischia in realtà di illudersi. Il premier è costretto a trattare con la Commissione europea armato di tanta pazienza e un'offerta misera agli occhi degli euroburocrati, cioè al massimo una riduzione del deficit al 2,1%. Troppo poco perché l'Ue accetti di buon grado, tanto che, secondo un retroscena di Repubblica, nel governo aumenta la platea di chi si aspetta che la situazione degeneri fino a un'imminente crisi di governo, con elezioni anticipate già il prossimo marzo. Leggi anche: Conte a Bruxelles punta sull'effetto Macron Fino all'ultimo, infatti, l'incontro tra Conte e Jean Claude Juncker ha traballato, al punto da poter saltare visto il piatto misero con cui si sarebbe dovuto presentare il premier italiano. Conte avrebbe quindi provato il tutto per tutto, attivando i ministri più ascoltati a Bruxelles, Giovanni Tria ed Enzo Moavero, perché convincano i vertici della Commissione europea almeno ad ascoltare le ragioni dell'Italia. Da parte sua, Tria ha provato a convincere Conte a ridurre almeno all'1,9% la proposta per Bruxelles, mettendo di fatto da parte sia il reddito di cittadinanza che quota 100. Ma da Gerusalemme, Matteo Salvini avrebbe gelato il ministro dell'Economia, ormai sempre più arreso all'idea che presa questa strada, una procedura d'infrazione all'Italia non l'avrebbe evitata più nessuno. La rottura tra Roma e Bruxelles, riporta Repubblica, rientrerebbe nella strategia del leader della Lega, pronto a tornare alle urne cavalcando lo scontro con l'Ue. Ci sarebbe anche una data possibile per il voto, cioè il 10 e 11 marzo: "Per noi andrebbe bene votare subito - avrebbe confidato qualche giorno fa il ministro Lorenzo Fontana - Se Matteo avesse la certezza di ottenere le elezioni, le avrebbe già chieste". Stando così le cose, qualsiasi diktat imposto da Bruxelles, ne basterà la metà per convincere anche il Movimento Cinque Stelle che è arrivato il momento di nuove elezioni e una nuova conta all'interno della maggioranza.

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