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Centrosinistra da ridere, Romano Prodi parla e Grasso e compagni impazziscono

di Giulio Bucchi mercoledì 31 gennaio 2018

2' di lettura

Il centrosinistra italiano ben oltre l'orlo di una crisi di nervi. Sono bastate la parole di Romano Prodi per far esplodere Pd e Liberi e uguali in una nuova, tragicomica tappa della loro guerra intestina. Il Professore, intervistato da Affaritaliani.it, afferma qualcosa di lapalissiano: "Sapete benissimo che ho sempre lavorato per la unità del Centrosinistra. Liberi e Uguali non è per l'unità del Centrosinistra. Punto". E Matteo Renzi sì? "Renzi, il gruppo che gli sta attorno, il Pd e chi ha fatto gli accordi con il Pd sono per l'unità del Centrosinistra". E Grasso, D'Alema e Bersani no? "In questo momento non sono per l'unità del Centrosinistra. Punto". Dopo qualche minuto l'ufficio stampa dell'ex premier corregge parzialmente il tiro: "Prodi ha solo ribadito che certamente andrà a votare e che voterà per l'affermazione del centro sinistra e che le forze fuori dalla coalizione non stanno lavorando per l'unità. Niente altro". Leggi anche: Romano Prodi, il piano per tornare a comandare Tra intervista pubblicata e precisazione, però, si era già scatenato il caos. I colonnelli di Renzi si affrettano a dare pacche sulle spalle a Prodi (che qualche mese fa aveva polemizzato direttamente con il segretario, che non voleva concedergli il ruolo di mediatore tra Pd e sinistra) infierendo sugli scissionisti. E gli scissionisti confluiti in LeU, a loro volta, reagiscono con stizza al "tradimento". "È forse di centrosinistra candidare al parlamento Casini, Lorenzin e Viceconte? A me sembra solo che si prepari il patto Renzi Berlusconi", attacca Roberto Speranza. E Grasso ribadisce il suo no al partito che "ha composto le liste elettorali cancellando le minoranze interne. Lo stesso partito che ha imposto otto - otto! - fiducie sulla legge elettorale". L'aspetto ironico (o drammatico, per l'Italia), è che grazie a questa legge elettorale non è improbabile che Pd e LeU si ritrovino fianco a fianco in un governo di larghe intese, tendente al rosso-grillino.

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