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Voto nel 2018, il retroscena drammatico: toto-premier, Prodi o Amato favoriti

di Giulio Bucchi domenica 26 novembre 2017

2' di lettura

"Pannoloni", "riserve della Repubblica", "ancore di salvezza". Chiamateli come volete, ma sono sempre loro i padroni della Repubblica italiana: Romano Prodi e Giuliano Amato. Un (inquietante) retroscena di Repubblica riferisce come i due grandi vecchi del centrosinistra italiano torneranno in ballo ad altissimo livello la prossima primavera.  Il quadro è fosco: si vota a marzo, non ci sono margini per una maggioranza coesa e l'unica prospettiva per evitare un ritorno alle urne immediato, a giugno (ipotesi messa in conto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella), è quella che i maggiori partiti di sistema (Forza Italia, Pd, centristi) decidano ancora una volta di unire le forze in nome della stabilità. Un governo politico, però, non "del presidente", come sottolineato dal retroscena di Yoda sul Giornale. E a quel punto chi meglio di loro due per Palazzo Chigi, come figure di premier di garanzia per entrambe le parti? Prodi sarebbe la carta in mano al centrosinistra: il Professore è l'uomo che sta cercando di mettere d'accordo le anime della coalizione Brancaleone, magari facendo da tutor al sempre meno leader Matteo Renzi. Amato, invece, è da tempo l'opzione di Silvio Berlusconi per attirarsi il sostegno degli avversari. D'altronde, il Dottor Sottile viene dal mondo socialista e anche quando si parla di Quirinale il suo nome rimbalza da un lato all'altro dell'emiciclo, nel terrore degli italiani che ancora ricordano l'epoca dei prelievi forzosi nottetempo sui conti correnti. Solo loro, suggerisce Repubblica, garantirebbero mediazione e compromesso accettabili per entrambi gli schieramenti (che, evidentemente, salterebbero vista l'evidente contrarietà di Salvini e Meloni, a destra). Un terzo nome, suggestivo, è quello di Mario Draghi: garanzia di rispetto a livello europeo e profilo tecnico di primissimo livello. A raffreddare gli animi, però, ci sarebbe proprio questo identikit. Vi ricorda qualcuno? Sì, proprio Mario Monti.

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