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L'ultima vergogna dei parlamentari. Pasqua? Quante vacanze si faranno

di Giovanni Ruggiero domenica 27 marzo 2016

2' di lettura

Se qualcuno temeva che il turismo potesse subire contraccolpi dopo gli attacchi terroristici in Belgio di pochi giorni, può stare sereno: ci pensano i parlamentari italiani a tenere in piedi il settore vacanziero. Come riporta il Tempo, i deputati e senatori hanno deciso di non lavorare già dallo scorso martedì, quando hanno passato la giornata col trolley al seguito a scambiarsi saluti e tanti cari auguri pasquali per le vie del centro di Roma. L'aria di fuga era nell'aria anche se in teoria ci sarebbero state diverse sedute nelle agende delle commissioni parlamentari. Già, in teoria. Perché nella pratica le riunioni previste alla Camera sono saltate, come si legge sul sito ufficiale: "Le sedute delle Commissioni, già convocate per la giornata odierna, non avranno luogo". I più anziani ed esperti senatori ci avevano pensato per tempo, evitando figuracce dell'ultima ora. Lo stop dei lavori era stato previsto già dal 23 marzo, con rientro il mercoledì mattina dopo Pasqua. I deputati li anticiperanno un giorno prima, ma va chiarito che in quei due giorni sono previste discussioni generali alle quali non c'è mai una partecipazione oceanica in Aula. Il precedente - E se il maxiponte pasquale può fare indignare, meglio non ricordare troppo il capolavoro che i nostri parlamentari sono riusciti a mettere a segno durante lo scorso dicembre. L'ultimo Natale ha segnato un record assoluto di assenza dal lavoro, visto che i nostri deputati sono rimasti a casa (o in vacanza, ci mancherebbe) per diciannove giorni consecutivi, senza tralasciare i dieci giorni di ferie che si sono concessi tra il 4 e il 14 dicembre. Tutto populismo spicciolo secondo il coro che spesso si alza tra le fila dei vessati parlamentari, senza grandi distinzioni di parte. E c'è chi difende a spada tratta la necessità di lavorare tre giorni a settimana, come il vulcanico Dem Anzaldi che dice: "Il 90% dei parlamentari è di fuori Roma, deve tornare a cassa, curare il collegio, banalmente fare il cambio delle camicie. E in questo periodo bisogna partecipare alla campagna elettorale. E per noi che siamo di Roma, forse è peggio ancora, perché oltre alla politica c'è la famiglia. C'è la vita quotidiana. Che spesso siamo costretti a trascurare. Non stacchiamo mai". E allora basta dar loro addosso, che vadano in vacanza dopo tutte queste faticose ferie chiusi in casa a lavar camicie.

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