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Dopo Forza Italia: come la vedono Urbani, Pansa e Veneziani

di Matteo Legnani domenica 10 maggio 2015

2' di lettura

L'appuntamento è per il 1 giugno. Il giorno dopo quello che per Forza Italia potrebbe essere il giorno della grande disfatta alle elezioni regionali del 31 maggio. Salvo sorprese, quello sarà il giorno zero del partito azzurro. Quello in cui Silvio berlusconi procederà all'azzeramento del partito e alla sua ricostruzione. Qualcosa di quel che intende fare, il cavaliere lo ha già lasciato intendere parlando di Partito repubblicano. ma la strada sarà dura e in salita, almeno secondo tre osservatori di alto profilo che del partito di Berlusconi hanno fatto parte o ne sono stati osservatori attenti per lunghi anni. Secondo Giuliano Urbani, che di Forza Italia fu uno dei fondatori nel '94 e con Berlusconi è stato ministro, sono addirittura tre i motivi che rendono la costruzione di un partito repubblicano dei moderati un'impresa titanica: "prima di tutto, Renzi ha occupato tutto lo spazio politico esistente al centrosinistra, al centro e al centrodestra, lasciando posto solo a Salvini all'estrema destra e ai grillini dall'altra; Berlusconi ha fatto il suo tempo e non può rirporporsi anche per gli errori fatti; l'unico modo per fare concorrenza sui programmi a Renzi sarebbe affrontare il tema dell'abbattimento del debito, ma i costi di un simile approccio sarebbero elettoralmente altissimi". Per il giornalista Giampaolo Pansa, "Berlusconi avrebbe dovuto svegliarsi prima, ma la materia per la costruzione di un nuovo partito conservatore c'è, e sono gli elettori dispersi nell'astensione o che votano con grande malavoglia e delusione". Marcello Veneziani, invece, ritiene che "il partito repubblicano sia un'esperienza piuttosto lontana dalla nostra e sopratutto da Berlusconi, che è sempre stato alla testa di partiti di natura personale e quasi monarchica. La svolta potrebbe esserci solo se, dopo una sconfitta pesantissima alle regionali, berlusconi dovesse decidere di farsi del tutto da parte, ritirandosi dalla politica. E se toccasse ad altri darsi da fare ricominciando da zero".

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