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Senato, Mario Mauro fa ricorso a Pietro Grasso contro la sua esclusione

di Giovanni Ruggiero domenica 15 giugno 2014

2' di lettura

Dovrà essere il presidente del Senato Pietro Grasso a fare da arbitro sull'esclusione di Mario Mauro dalla commissione Affari costituzionali. Il senatore dei Popolari per l'Italia si è rivolto all'ex procuratore per chiedere giustizia, rimescolando così i giochi tra maggioranza e opposizione che corrono sul filo dei numeri. Con l'ultima sostituzione nella stessa commissione, quella più rumorosa di Corradino Mineo da parte del Partito Democratico, il peso della maggioranza è aggrappato a un solo senatore in più: 15 a 14. A questo è legato il percorso sudatissimo della riforma del Senato spinta dal ministro Maria Elena Boschi, quindi da Matteo Renzi, portata avanti con pugno duro dai renziani. Lo sfogo - Appena fatto fuori, Mauro aveva sfogato tutta la sua rabbia contro Pierferdinando Casini, colpevole secondo lui di aver fatto da braccio armato per il premier: "Renzi chiede, Casini esegue - aveva detto Mauro - come si evince dal fatto che già la mattina il sottosegretario Delrio aveva anticipato a membri del mio gruppo il contenuto di questa imboscata parlamentare. Che grave errore da parte del governo pretendere l'uniformità di opinioni, su una materia delicata come quella costituzionale. Che grave errore per quello che poteva essere il governo della speranza trasformarsi in un soviet da quattro soldi". In trincea - L'ex ministro della Difesa Mauro ha presentato il ricorso alla Giunta per il regolamento, presieduta da Pietro Grasso. Secondo l'Huffingtonpost Mauro ha ottime possibilità che la sua istanza venga accolta, almeno stando ai regolamenti parlamentari. L'accusa dei vertici dei Popolari è stata la disobbedienza di Mauro alle volontà di voto del suo gruppo, lui ha sempre rigettato l'accusa, garantendo che avrebbe votato secondo la volontà della maggioranza. A salvare la posizione di Mauro potrebbe essere l'articolo 3 dello Statuto del gruppo parlamentare, dove a proposito di "Votazioni in aula e in Commissione" si legge: "I membri si impegnano di norma a sostenere la linea del gruppo nelle votazioni. Tuttavia, essi possono disattendere in singole votazioni le indicazioni di voto per motivi di coscienza o per radicata convinzione personale". La palla ora è in mano a Grasso, che con la sua decisione potrebbe demolire le riforme di Renzi e rendere il suo percorso a Palazzo Chigi parecchio più complesso.

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