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Riforma elettorale, ecco il nuovo modello

di Andrea Tempestini domenica 26 gennaio 2014

2' di lettura

C'è chi si appassiona al tema della riforma elettorale, e chi meno. Di sicuro, però, attorno all'accordo su come superare il Porcellum si sta sviluppando l'intera vita politica italiana. Sul piatto, infatti, non c'è solo la nuova legge, ma anche il futuro del governo Letta, nonché quello di Matteo Renzi, che con il suo scatto in avanti e con l'accordo con Silvio Berlusconi ha sparigliato le carte, ha dimostrato coraggio ma ha anche accentuato i "rancori rossi" che covano dentro al suo partito, quel Pd che ora potrebbe davvero spaccarsi.   No alle preferenze Siete d'accordo? Vota il sondaggio   Il modello - Resta comunque il fatto che di legge elettorale si tratta. Ma che cosa prevede, nel dettaglio, la legge? All'incontro tra Renzi e il Cav di sabato è stato plasmato un nuovo progetto, un quarto modello rispetto ai tre proposti dal sindaco di Firenze in precedenza (il modello spagonolo, il Mattarellum corretto, il modello dei sindaci). Nel dettaglio, il sistema prevede per la Camera - l'unica elettiva e che darà fiducia al governo - la distribuzioine dei seggi a livello nazionale con un sistema proporzionale. Previste due soglie di sbarramento per evitare che il risultato del voto venga troppo influenzato dalle formazioni più piccole: 5% per i partiti in coalizione, 8% per quelli non coalizzati. Doppio turno - Il testo che Renzi presenterà oggi alla Direzione del Pd prevede un doppio turno per governare senza larghe intese. A rivelarlo è Repubblica.it che spiega come il testo della legge elettorale fin qui in discussione verrà modificato introducendo la possibilità appunto di un ballottaggio tra le due coalizioni che hanno ottenuto più voti. In pratica se nessuno raggiungerà la soglia del 35% dei consensi (quella che consente di accedere al premio del 15%), si tornerà a votare quindici giorni dopo proprio per assegnare il bonus che consente di ottenere una maggioranza certa alla Camera. Preferenze - Nodo importante è quello del premio di maggioranza: per garantire la governabilità è previsto un premio del 20% dei seggi in più alla coalizione che raggiunge almeno il 35% dei voti su base nazionale (si starebbe però lavorando per alzare questa soglia). Le maggiori polemiche sul modello, però, riguardano l'assenza della preferenze. Infatti il numero dei seggi, pur attribuito su scala nazionale, consentirà di eleggere i candidati presentati dai partiti in circoscrizioni su base provinciale e su liste corte e bloccate. Nessuna preferenza, dunque, anche se il rapporto con gli elettori dovrebbe essere garantito dai pochi nomi per partito che finiranno sulla scheda. Circoscrizioni - Rispetto al modello spagnolo, quello a cui il nuovo sistema assomiglia di più, nelle liste, la base provinciale segna una sostanziale differenza. Infatti nel modello spagnolo le circoscrizioni elettorali sarebbero state molto più piccole e senza la distribuzione dei voti su base nazionale. Inoltre non ci sarà la necessità di riscrivere completamente le circoscrizioni territoriali prima di poter andare di nuovo al voto, una necessità che avrebbe richiesto moltissimo tempo di lavoro.

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