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Inchiesta Mafia Capitale, il tariffario dei politici a libro paga dei boss: stipendio mensile, una tantum e prato rasato

di Giulio Bucchi domenica 7 dicembre 2014

2' di lettura

Stipendi mensili, una tantum, prati rasati. Il tariffario dei politici a libro paga della "cupola" di Mafia Capitale è impressionante e tutto raccolto in un "libro nero" trovato dai Carabinieri del Ros nascosto a casa di Nadia Cerrito, la segretaria personale di Salvatore Buzzi. Buzzi è il potentissimo capo della coop rossa 29 giugno e coinvolto in prima persona in altre 11 società, tra cui il Consorzio Eriches 29 di cui è amministratore unico: un impero con fatturato di 60 milioni con le mani in pasta negli appalti pubblici della Capitale grazie all'appoggio da un lato della politica (di destra e di sinistra indifferentemente) e dall'altro dell'ex terrorista nero nei Nar Massimo Carminati, oggi temutissimo boss della criminalità "comune" romana di cui l'uomo delle coop rosse (da qui i suoi rapporti con l'attuale ministro del Welfare Giuliano Poletti, ex capo nazionale delle cooperative) è il braccio imprenditoriale. Il tariffario dei politici: prato rasato - Per garantirsi gli appoggi pesanti dei politici (funzionari pubblici, assessori, ex vice-capigabinetto di sindaci) in grado di pilotare appalti milionari e assunzioni a favore dei gruppi e degli uomini della cupola criminale, Carminati e Buzzi pagavano fior di euro. Stando a quanto appuntato nel libro nero, Franco Panzironi, ex amministratore delegato di Ama (l'azienda municipalizzata che cura la gestione dei rifiuti), chiedeva 15mila euro al mese più 120mila euro una tantum (per aver pilotato una gara da 5 milioni in favore di Buzzi, e sottolinea Repubblica che la stecca è fissa per tutti al 2,5% del valore dell'appalto) e la rasatura del prato di casa. "M'ha prosciugato tutti i soldi, oh", si lamentava Buzzi con Carminati nelle intercettazioni in mano agli inquirenti. Panzironi, per la cronaca, è l'unico tra indagati ed arrestati ad aver contestato le accuse rivoltegli dai magistrati durante i primi interrogatori. Tutti gli altri hanno scelto di fare scena muta. Assunzioni e cene pagate - A Luca Odevaine, ex vice-capogabinetto dell'allora sindaco Walter Veltroni e oggi funzionario della Provincia, andavano 5mila euro al mese (avrebbe orientato le decisioni del Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza di immigrati, il vero business del clan a detta dello stesso Buzzi). A Mario Schinà (ex dirigente del Comune) 1.500 euro al mese, 1.000 euro invece per Enrico Figurelli (il tramite tra Buzzi e Mirko Coratti, presidente Pd dell'assemblea comunale). Bustarelle e compensi una tantum ammontano a 320mila euro, tra cui i 10mila chiesti dal consigliere regionale del Pd Eugenio Patanè, i 25mila euro una tantum di Claudio Turella (del Servizio giardini del Comune). E ancora le richieste "non in denaro", come l'assunzione di quattro uomini vicini al consigliere del Pdl Luca Gramazio, per cui Buzzi si è interessato in prima persona, oppure i 75mila euro in cene elettorali pagati per il sindaco Gianni Alemanno. 

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