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I vescovi strigliano Renzi: "Basta slogan, servono i fatti"

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 28 settembre 2014

2' di lettura

Anche i vescovi tirano le orecchie al premier. "Matteo Renzi ridisegni l’agenda politica, lasciando da parte slogan e promesse", ha tuonato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Il messaggio al mondo della politica, ma in particolar modo al governo, ricorda che non si fa abbastanza per le politiche familiari e che non si investe abbastanza nel mondo della scuola e della ricerca. Galantino, rispondendo ad una domanda sulla polemica sollevata dal direttore del ’Corriere della Sera' sull’operato del governo Renzi, dice chiaramente di non essere interessato a «tracciare identikit di Renzi, un ragazzo giovane e simpatico ma i Vescovi - incalza il segretario generale della Cei nel corso della conferenza stampa a conclusione della sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente - dicono che, al di là delle promesse, c’è la sensazione che si sia sordi a promuovere politiche fiscali. Noi diciamo che la famiglia non ci sembra messa al centro della società». Da qui l’appello al governo: ’basta con gli slogan, va ridisegnata l’agenda politica'. Il monito dei vescovi piace a Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati che su Twitter ha subito cinguettato: «A Matteo Renzi. Totalmente d’accordo con le preoccupazioni della Cei. Occorrono fatti, basta parole». Bacchetata ai sindacati - I vescovi, però, ce l'hanno anche coi sindacati. I sindacati guardino oltre, o lo scontro con il governo sull’art. 18 rischia di fare «morti dall’una e dall’altra parte», ha detto monsignor Nunzio Galantino. La Cei, sottolinea il segretario generale, è molto preoccupata per lo stato di cose sul tema del lavoro. «Sono preoccupato, anzi dico che è dura quando temi così delicati e decisivi sono posti sul piano dello scontro. Temo che se il problema è affrontato in questi termini, ci saranno morti dall’una e dall’altra parte senza risolvere il tema del lavoro». Galantino manda un messaggio forte e chiaro ai sindacati: «Cerchino di andare oltre, liberandosi dal loro conservatorismo. Perché pare che più che ai contenuti, si badi a tenere altro il numero dei propri iscritti».   

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