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Italicum e riforma del Senato, Matteo Renzi: "Domani vedrò Berlusconi e Movimento 5 Stelle"

di Giulio Bucchi domenica 6 luglio 2014

2' di lettura

"Non è ancora ufficiale ma penso di sì, domani vedrò Berlusconi e il M5S". Ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, Matteo Renzi fissa a giovedì 3 luglio il giorno decisivo per le riforme, dall'Italicum al Senato. "Domani è il giorno in cui dovremmo incontrarci sia con Forza Italia che con 5 stelle, domani di ci sentiamo e fissiamo l'appuntamento. Ma non con Grillo", ha spiegato il premier sottolineando "mi sentirei di dire che la vicenda con Berlusconi è ben incanalata". Sull'Italicum e le preferenze, dunque, non si torna indietro nonostante il pressing dei 5 Stelle. Anche perché la proposta di legge elettorale dei grillini "non sta in piedi. E' l'unico sistema in cui chi vince non governa", sottolinea Renzi. Il Democratellum, dunque, non ha fatto breccia a Palazzo Chigi anche perché si rischiava un terremoto politico, con lo sfilamento di Forza Italia sulla legge elettorale e conseguenze ancora più disastrose sulla riforma del Senato, già messa a rischio dai maldipancia interni al Pd. La difficile doppia intesa - Renzi cercherà comunque di portare a casa un doppio risultato, in apparenza inconciliabile: da un lato, ricucire coi grillini sull'immunità ai senatori. Il M5S ha accusato Pd, Forza Italia e Lega di aver votato sì alla misura per "difendere la Casta" e il premier ha rilanciato proponendo un accordo sulle cosiddette "guarentigie costituzionali" per i membri di Camera e Senato, individuando una risposta comune per non trasformare "l'immunità in impunità". Dall'altro lato, c'è in ballo l'intesa con il Cavaliere. Berlusconi, in cambio di un appoggio incondizionato o quasi su legge elettorale e Senato, vorrebbe spuntare qualche punto sulla riforma della giustizia, in primis l'indulto. Da quest'orecchio Renzi ci sente poco, ma attenzione: con il semestre europeo appena iniziato, mettere in cassaforte due riforme pesanti come quella istituzionale e quella costituzionale (che il premier a Strasburgo ha praticamente date per acquisite) è condizione d'obbligo per non dover andare in Europa "con il cappello in mano", come ha polemicamente ricordato lo stesso Renzi da Vespa.

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