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Forza Italia, Toti studia da anti-Renzi

di Lucia Esposito domenica 5 gennaio 2014

2' di lettura

Con la nomina dei coordinatori regionali, Silvio Berlusconi ha fatto un primo importante passo per Forza Italia. Le altre nomine arriveranno nei prossimi giorni, si aspettano gesti eclatanti che rientrano nell'operazione "rinnovamento". Non è ancora chiaro se ciò accadrà subito o se le altre "promozioni" arriveranno quando ci sarà la certezza che si sta per andare al voto. Sul territorio (basta guardare i nomi scelti come coordinatori) il Cavaliere ha scelto di affidarsi a uomini e donne tutti di partito. A livello nazionale la partita è ancora aperta, apertissima. L'uomo a cui Silvio Berlusconi guarda con interesse è ancora Giovanni Toti, il direttore di Studiio Aperto e Tg4 ormai da tempo incluso nell'inner circle del Cavaliere. Toti partecipa alle riunioni più ristrette di Arcore, è tra i consiglieri più fidati e il Cavaliere lo vorrebber anche a capo del suo movimento con un ruolo di primo piano. L'idea di Berlusconi, ripetuta più volte, è quella di dare un volto nuovo al partito, di rinnovare le prime fila per dare una risposta a Matteo Renzi con volti nuovi anche ai vertici di Forza Italia. Lo schema a cui pensa, per questo motivi è quello dei tre vicepresidente, dentro c'è sicuramente Toti con delega per il partito e tutta l'area della comunicazione, un altro e Tajani per gli affari internazionali e una donna (Bernini o Carfagna) per i rapporti con il Parlamento La tempestica - Ma a frenare il piano del Cavaliere sono da una parte le resistenze della pancia del partito, dall'altro i suoi dubbi sulla tempistica, vuole capire quale è il momento giusto per calare i suoi assi. Non è ancora chiaro se, dopo l'apertura di Renzi sulla legge elettorale, i tempi per andare alle urne si stanno accorciando oppure se  le elezioni non arriveranno prima del 2015. In questo caso Berlusconi sarebbe propenso a non giocarsi subito le nuove carte per evitare che l'effetto novità sparisca. Toti potrebbe essere l'anti-Renzi ma come ripete lui stesso "purché ci sia davvero la possibilità di cambiare il partito, rinnovandolo nel profondo per renderlo competitivo con Renzi e purché si passi dal falchismo che ha caratterizzato molti degli ultimi passaggi a una linea liberale ma moderata capace di riconquistarre tutti gli elettori che fecero vincere il centrodestra". 

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