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Mara Carfagna sfida Grillo: "Parla di democrazia diretta. Allora faccia decidere alla rete le alleanze"

L'ex ministro parla anche dei pregiudizi e delle accuse che ha subìto: "Ho sofferto ma non devo scusarmi di nulla"
di Eliana Giusto domenica 10 marzo 2013

Mara Carfagna

2' di lettura

"Grillo non va demonizzato perché il rischio è solo quello di rafforzarlo. Piuttosto lo sfiderei ad essere coerente con le sue promesse. Ad esempio, parla di democrazia diretta: perché allora non fa decidere alla Rete le sue alleanze?". Mara Carfagna, in una intervista al Corriere della Sera, parla anche dell'"occasione sprecata" di Pierluigi Bersani che ha sbattuto la porta in faccia al Pdl per un governissimo. Il segretario del Pd, ha spiegato l'ex ministro delle Pari opportunità, "ha pensato a tutto tranne al benessere del Paese. Da vero egocentrico. Basta guardare cosa ha fatto in campagna elettorale, incentrata su se stesso". Il caso Campania - Berlusconi invece "ha fatto proposte concrete che gli elettori ricordano" e se il "Pdl è cresciuto" in Campania è stato "grazie all'impegno diretto del Cavaliere". Poi, certo, aggiunge la Carfagna, "il buon governo regionale ha contribuito. Ma io il giorno dopo ho telefonato a Cosentino (che lei insieme a Caldoro ha fatto mandare via, ndr). Era doveroso perché credo che al di là delle divergenze lui abbia lavorato bene radicando il partito". Gli attacchi personali - Sicuramente il successo della Carfagna, alla sua terza elezione alla Camera, è indiscutibile. "Quanto ad aver dimostrato chi sono e quanto valgo, non è un caso che mi sia candidata e che abbia portato a casa i risultati che conoscete. Volevo scrollarmi di dosso l'etichetta della nominata. Io quella prova l'ho superata, non so quanti 5 stelle ci riuscirebbero. Poi se mi chiede se penso di avere vissuto una grande ingiustizia sulla mia persona la risposta è sì". E ancora: "Di attacchi pubblici alla mia vita privata ne ho ricevuti tanti e ci ho sofferto moltissimo. Ma non ho sensi di colpa e non ho niente di cui scusarmi".  Il caso Fli - Infine, l'affondo su Fini: "Un seggio non è un posto a tempo indeterminato. La sconfitta di Fli è clamorosa ma la mancanza di coerenza non paga. Era un partito senza identità e senz'anima": 

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