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Lega Nord, conti irregolari: arrestato l'ex tesoriere Belsito

Le accuse all'ex dirigente leghista: associazione per delinquere alla truffa aggravata
di Giulio Bucchi domenica 28 aprile 2013

Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega

3' di lettura

  L'ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità nei conti del Carroccio coordinata dalla Procura di Milano. Le accuse, da quanto emerge, vanno dall'associazione per delinquere alla truffa aggravata. Oltre a Belsito (già componente del cda di Fincantieri), è finito in manette anche l'imprenditore veneto Stefano Bonet, indagato da tempo dalla stessa Procura milanese nell'ambito dell'inchiesta sull'utilizzo dei fondi nazionali della Lega Nord. L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano riguarda anche Girardelli, mentre una quarta persona, Lombardelli, è tuttora ricercata. Nel provvedimento di arresto firmato dal gip di Milano Gianfranco Criscione, Belsito ex sottosegretario al ministero per la Semplificazione normativa, nonché ex vicepresidente del cda di Fincantieri, era ''in grado di influenzare le decisioni di istituzioni e grandi imprese pubbliche e private, quali ad esempio Siram spa, Fincantieri spa e Gnv spa, in forza del potere politico derivante dalle cariche rivestite''. Un "illecito sfruttamento delle molteplici e rilevanti 'entraturè politiche, imprenditoriali e bancarie" vantate dagli indagati che venivano "usate per facilitare il conferimento alle società del gruppo dell’indagato Bonet". E’ questo il meccanismo al centro dell’"accordo criminoso" che avrebbe legato gli indagati nell’ambito del nuovo sviluppo dell’inchiesta, che ricorda il gip, è nata dall’"illecito trasferimento all’estero di 5,7 mln che Belsito effettuava negli ultimi giorni del 2011". Inchiesta che avrebbe fatto risaltare l’ex tesoriere come "il fulcro di una rete di soggetti tra loro stabilmente legati da un generico accordo criminoso". In questo schema, Bonet "metteva a disposizione di Belsito i propri rapporti e contatti esteri affinchè lo stesso Belsito li utilizzasse per compiere dei cospicui investimenti, la cui primaria se non unica ragione d’essere era quella di far perdere le tracce" di quanto ricavato da Belsito dalla sua attività delinquenziale "caratterizzata dall’indebita appropriazione" dei fondi del Carroccio.  Nell'inchiesta che stamani ha portato in carcere Belsito spunta anche uno ''yacht del valore di 2,5 milioni di euro'' acquistato da Riccardo Bossi, figlio di Umberto. Lo yacht, stando all'ordinanza del gip, sarebbe stato comprato con l'appropriazione indebita dei fondi della Lega. Proprio spiegando l’attualità delle esigenze di custodia cuatelare a suo carico, il gip spiega che, nonostante la sua espulsione dal partito, permane il "pericolo di recidiva giacchè le condotte qui contestategli trovano il sostanziale presupposto nell’attività latu sensu politica che Belsito svolgeva nell’ambito del partito".  Il Gip spiega che non è venuto meno il pericolo di recidiva per Belsito "da un lato perchè le vicende appurate nel presente procedimento sono chiaramente indicative della personalità delinquenziale dell’indagato Belsito; dall’altro e soprattutto perchè l’acquisita nota della Polizia Giudiziaria del 3 ottobre 2012 fa emergere che l'espulsione dello stesso Belsito dalla Lega Nord ha tuttaltro che interrotto il criminoso e criminogeno rapporto tra il medesimo Belsito e Giradelli, da ultimo incentrato sulle questioni relative a uno yacht del valore di 2,5 milioni che Riccardo Bossi, figlio di Umberto Bossi, avrebbe a suo tempo acquistato avvalendosi di un prestanome grazie ad una ulteriore appropriazione indebita di Belsito". "Dall’altro lato ancora - prosegue il Gip - perchè la stessa nota fa emergere pure che Belsito tuttora intrattiene poco trasparenti rapporti d’affari con un esponente della Lega Nord di Chiavari, tale Sabrina Dujany". Sempre sul Belsito, il Gip ritiene che si tratti di un soggetto che non "appare dotato di una professionalità che gli consenta di produrre legittimamente redditi", considerando "che da tesoriere ha tentato di depredare il patrimonio della Lega, con modalità che sono emerse solo in parte e che sono ancora oggetto di indagini e che ha interpretato il ruolo di uomo politico con l’unica finalità di approfittare delle opportunità che tale qualifica gli offriva".   

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