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Elezioni, Monti vuole fare una legge sul conflitto d'interessi che impedisca a Berlusconi di candidarsi

Il premier si accoda a Bersani, anche lui favorevole a una legge punitiva nei confronti di Silvio
di Sebastiano Solano domenica 24 febbraio 2013

2' di lettura

Ha scelto Repubblica, Mario Monti, per svelare la sua strategia per abbattere Silvio Berlusconi. Fagocitare i parlamentari del Pdl che, sostiene il premier, abbandoneranno il partito subito dopo le lezioni; e colpendolo in quello che gli sta più a cuore, ovvero le televisioni. Dichiara Loden Monti: "Credo che Berlusconi non vincerà e non resterà a lungo leader della sua coalizione. Dopodiché riprenderà quel flusso verso altre forze politiche che vecchi e nuovi eletti del Pdl avevano già iniziato". Non riuscendo a sconfiggerlo politicamente, ossia conquistando gli elettori - i sondaggi lo danno in picchiata, di poco sopra la soglia "psicologica" del 10% -, il leader di Scelta 'cinica' incita al trasformismo i futuri nuovi eletti del Pdl, altro che nuova politica. Il finto blind trust di Monti - Ma non basta. La manovra a tenaglia prevede una seconda fase, che di politico non ha proprio nulla, ossia colpire Berlusconi nel suo patrimonio: "Il conflitto d'interessi andrà regolato con urgenza e posso dire che Brlusconi non potrebbe candidarsi alla Camera o al Senato con Scelta Civica". Il messaggio, tra le righe, Loden Monti lo spiega subito dopo: "Tra le condizione che ogni nostro candidato ha firmato c'è l'istituzione di un blind trust o, in rarissimi casi, l'impossibilità di fare il ministro o il sottosegretario in materie colpite da conflitto d'interessi". Il senso delle due dichiarazioni è questo: se andremo al governo, faremo una legge sul conflitto d'interessi basandoci su quella che noi ci siamo dati per queste elezioni, in base alla quale Berlusconi non sarebbe eleggibile. Peccato che tra i candidati di Scelta Civica figuri Maurizio Rossi, editore di Primocanale, emittente televisiva ligure, che sostiene però di aver lasciato la presidenza a Cesare Castelbarco, il quale, spiega l'editore, "in teoria potrebbe pure vendere le azioni". Già, in teoria. Bisogna ricordare che la presidenza gli è stata affidata dallo stesso Cda in carica con Rossi presidente, senza calcolare il fatto che il neo presidente è stato fino a poco tempo fa nel direttivo di Italia Futura. Insomma, il trust tutto pare tranne che 'cieco'. 

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