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Lo schiavo in rivolta, il ribelle timoroso, l'eterno ambizioso. Ecco come Giuliano Ferrara vede le colombe del Pdl

Sul Foglio le maschere e i profili degli alfaniani. A partire dallo stesso vicepremier, uno Spartaco non tanto deciso sul dafarsi
di Roberto Procaccini domenica 3 novembre 2013

2' di lettura

C'è chi soffre lo spirito di rivalsa dell'eterno secondo, la battitrice libera che ha fatto della propria varietà di relazioni un marchio di fabbrica, e poi c'è il dinosauro di lunga data, il vecchio e scaltro veterano del Parlamento, che non può concepire la sua uscita di scena se non con un atto tragico. Non manca il vecchio democristiano che non può non tifare per la rinascita di una nuova Dc, e il ministro centrista che la nuova Dc l'ha sempre avuta sulla punta della lingua. Sono i profili delle colombe al terzo mese di conflitto intestino nel Pdl. Elenco di maschere stilato per il Foglio di Giuliano Ferrara da Salvatore Merlo, dove di ciascuno dei filogovernativi ("Docili cortigiani" trasformatisi "in un manipolo di rivoltosi") venogno descritti vizi e virtù. Le maschere del Pdl - Si parte dal vicepremier e segretario del Pdl, Angelino Alfano, ribattezzato Spartaco, come il capo della rivolta schiavile nella Roma antica. Ma è un leader "riluttante", che vuole affrancarsi dalla presa di Silvio Berlusconi (quello che lo ha sempre blandito "con un buffetto padronale, "un pizzico alla faccia che è si affettuoso, carino, ma lascia pure i lividi"). Nel suo traccheggiare sul dafarsi, e nel suo non comprendere le tattiche del Cavaliere, Alfano, scrive Merlo, si sente "come un tronco d'albero gettato sulla spiaggia, ripreso dall'onda, rigettato, rirpeso". Poi vengono Maurizio Lupi, il "suggeritore" di Alfano, che ha sempre sognato "il Ppe italiano, senza Berlusconi, azzoppato dai processi, indebolito da una vita esagerata". Un politico "cinghia di trasmissione con quel mondo cattolico, nordista e ciellino che è già da tempo diversamente berlusconiano". Gli altri - Nel "sillabario ministeriale" di Merlo seguono Beatrice Lorenzin, "la free lance", più legata ai berlusconiani del Lazio che a Berlusconi stesso, e per questo di suo più indipendente. Poi "il ventriloquo" Renato Schifani, il cui primo pensiero è "il miraggio della ricandidatura" e che per questo, nella partita in ballo nel Pdl, "ha giocato una fiche su Alfano, ma anche una (tardiva?) sul Cavaliere". Compare l'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ("il tuffatore"), che pure dai suoi uffici di Milano "cercava sempre un approdo romano" blandito nelle sue ambizioni da Berlusconi. Nella lista si passa dallo "sciatore" Gaetano Quagliariello, elevato dal suo rango di ex vicecapogruppo al Senato a rivoltoso dalla vicinanza al Quirinale, al "tenore" Fabrizio Cicchitto ("una luce di tragedia è sempre un gran finale per un politico emerito"). Chiudono la lista Nunzia De Girolamo ("grancoalizionista per vocazione - scrive Merlo - e vicende personali", con riferimento al matrimonio con il democratico Francesco Boccia), il "sussidiario" Maurizio Saccommani ("socialista assalito dalla fede") e il "duro" Carlo Giovanardi (uno "che ha rotto con Casini, quando capì che non s'andava da nessuna parte - annota - con quel giovane-vecchio rentier. Oggi rompe con il Cavaliere, per lo stesso motivo").

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