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Berlusconi, i dubbi sui servizi sociali: "Fatemi ragionare"

di Andrea Tempestini domenica 6 ottobre 2013

Silvio Berlusconi

2' di lettura

Pare inevitabile: Silvio Berlusconi chiederà i servizi sociali. Eppure al Cav resta qualche dubbio. "C'è ancora tempo, fatemi ragionare", spiega ai suoi. Di tempo, in verità, non ce n'è molto, una decina di giorni: la richiesta di messa in prova al Tribunale di Milano deve arrivare entro il 15 ottobre (l'alternativa, i domiciliari). L'ex premier è teso, indeciso, insicuro come lo è stato nella linea politica da seguire nei giorni caldi della fiducia o non fiducia al governo Letta. Si tiene, insomma, un margine per il ripensamento. L'orgoglio - I motivi di tale indecisione sono presto detti. Un pidiellino spiega: "Per lui, a 77 anni, è sconvolgente l'idea di dover essere rieducato". Inoltre la richiesta di affidamento ai servizi, in qualche misura, equivale ad un'ammissione di colpevolezza. E Berlusconi non si sente colpevole affatto. In cuor suo, ma le speranze diminuiscono di giorno in giorno, spera ancora in un qualsiasi intervento, politico o parlamentare, che possa fermare la sua decadenza e il suo esilio politico (ma il lavoro di Giunta e Senato procede a spron battuto). Guerra al Colle - Nel suo entourage c'è poi chi, come Sandro Bondi, lo spinge ad invocare la grazia. Soluzione non gradita all'ex premier perché, parimenti, implica l'ammissione di colpevolezza. "Certo lo farebbe a fatica - spiega Bondi -, ma sono convinto che non sarebber un'ammissione di colpa. Anzi, sarebbe una rivendicazione di totale innocenza". Difficile, però, che il Cav avanzi la richiesta. I rapporti con Giorgio Napolitano sono ai minimi termini, complice anche la telefonata in cui il Cav puntava il dito contro il Colle per la stangata-Mondadori. Silvio non crede più in Re Giorgio. Tanto che, scrive Repubblica, si sarebbe sfogato con i suoi: "Mi sento tradito e umiliato dal Quirinale". Parole, però, smentite da Berlusconi stesso: "Non ho mai pronunciato né pensato quelle parole".

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