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Bersani e Berlusconi: Renzi fa paura, trattative su Colle e governo

di Lucia Esposito domenica 7 aprile 2013

2' di lettura

Davanti al "nemico" Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani rivede la sua strategia. Dopo che il sindaco rottamatore ha smascherato Bersani ("Stiamo perdendo tempo accordo con il Pdl o voto") il segretario del Pd smette finalmente di guardare ai grillini, di inseguire un "sì" che non è arrivato né arriverà mai, ed ha aperto la porta a Berlusconi. Come scrive Salvatore Dama su Libero in edicola oggi, venerdì 5 aprile,  sono in corso trattative, segrete ma intense, tra gli azzurri e i democratici. Pier e Silvio pensano a un loro incontro la prossima settimana, per il momento è al lavoro la diplomazia con Gianni Letta, Denis Verdini, Angelino Alfano che parlano in via ufficiosa con Vasco Errani, Enrico Letta. Insomma la prospettiva a cui si lavora, davanti alla prepotente irruzione sulla scena politica di Renzi, è quella di un accordo Pd-Pdl. E qui si aprono più scenari. Il prima ipotesi prevede un accordo complessivo per le'elezione di un presidente di garanzia anche espresso dal Pd (Amato, o Marini) un governo con ministri Pdl. La seconda prevede invece una sorta di spartizione: Capo dello Stato espressione chiara del centrodestra e governo targato Pd. La terza ipotesi è quella del voto subito: ipotesi che piace a Silvio (i sondaggi lo danno vincente) ma non dispiace nemmeno a Bersani perché se si andasse alle urne subito il sindaco di Firenze resterebbe fuori. Ci sono ache delle "vie di mezzo", se il Pdl dovesse restare fuori dal governo, potrebbe accettare una squadra di ministri non smaccatamente espressione del partito, ma dei ministri "esterni" non sgraditi al centrodestra. Insomma, rispetto a una settimana fa, quando Bersani ha preferito prendersi in diretta tv il "vaffa" dei grillini piuttosto che aprire a Berlusconi il segretario Pd comincia a guardare al Pdl. Renzi gli fa paura, anche più di Berlusconi. Vuole sopravvivere e l'unico modo per farlo è provare a "sfruttare" il risicato risultato uscito dalle elezioni piuttosto che lasciare ancora spazio al sindaco rottamatore che sta spaccando il Pd. 

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