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Pd, Renzi alla ricerca di alleati: tra Civati e D'Alema, deciderà tutto Veltroni

Il congresso rischia di slittare a tardo inverno e il sindaco accelera: ha bisogno di appoggi. Tanti rischi, la mano gliela tende Walter
di Giulio Bucchi domenica 14 luglio 2013

3' di lettura

"Renzi è un personaggio popolare, ma non voglio fare classifiche". Sono quasi obbligate, le parole del segretario del Pd Guglielmo Epifani, ma danno il segno che ormai il conto alla rovescia è terminato. Nei prossimi giorni Matteo Renzi compirà un tour europeo presso i principali leader Ue. Normali relazioni internazionali per un aspirante leader della sinistra e potenziale premier. Ma la verità è che il sindaco sta accelerando i tempi, anche perché teme che al contrario il Pd, giocando sulle difficoltà future ed eventuali del governo Letta, decida di congelare il congresso nazionale fino ad inverno inoltrato. Sotto sotto, il terrore di Renzi è che Enrico Letta e Silvio Berlusconi reggano insieme per almeno altri due anni, annacquando il favore degli elettori nei suoi confronti (secondo un sondaggio Swg, un italiano su quattro vorrebbe addirittura andare in vacanza con lui...). L'unico modo per convincere il partito a scegliere presto il futuro segretario (e candidato a Palazzo Chigi) è portare più avversari interni possibile dalla propria parte. Secondo quanto scritto da Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera, gliel'avrebbe detto anche Walter Veltroni: "Non puoi non avere dietro il partito, altrimenti non riuscirai a fare niente". Appoggi (rischiosi) a sinistra - E proprio Veltroni rischia di essere l'uomo-chiave nel grande Risiko renziano. Allearsi, sì, ma con chi? Il primo pensiero è il solito: coprirsi a sinistra, trovare appoggio nella parte del partito più insofferente al governo di larghe intese. Il problema, è che storicamente da quella parte volano più coltelli, spuntano più distinguo. Insomma, impossibile avere sicurezze con chi è sempre più puro e integro di te. Pippo Civati, suo antico collaboratore tra i rottamatori, corre un po' da solo e al di là della propria autonoma candidatura alla segreteria democratica, non è che riesca a muovere truppe di tesserati ed elettori. Meglio averlo amico, ma non basta. Il patto col diavolo (Massimo) - Guardando alla destra del partito, Renzi ha già avuto abboccamenti con Massimo D'Alema. Dopo mesi di guerra aperta, Baffino pare essersi convertito ma la sua mira è palese: diventare presidente del Pd. D'Alema dalla sua ha rapporti solidissimi e un pacchetto consistente di simpatizzanti. Possibile però che Renzi accetti il patto col diavolo? Non bisogna scordare, infatti, che è proprio il Lider Massimo l'uomo cui ha dedicato maggiori invettive polemiche, colpendolo molto più duramente che se fosse stato Berlusconi. A conferma del fatto che Renzi vagli tutte le ipotesi, c'è anche la sponda cercata presso i Giovani turchi. Tutti però, chi più chi meno, bersaniani della prima ora. I bersaniani? Questione di soldi - Con Stefano Fassina e Matteo Orfini le convergenze sono difficili, se non impossibili. Anche fosse solo per la questione del finanziamento pubblico ai partiti: Renzi, in linea con il M5S, lo vuole eliminare mentre Bersani, Epifani e i più addentro alla vita (anche economica) del partito lo vorrebbero mantenere, anche se riformato. Da Chiamparino a Veltroni - Il sindaco di Firenze, pieno di buona volontà, ha pensato ad una rete degli amministratori locali, dall'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino all'attuale governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Ipotesi suggestiva, ma non sufficiente. Ecco perché proprio Veltroni, alla fine, potrebbe essere la carta buona: ex sindaco di Roma, candidato premier nel 2008 e soprattutto fondatore del Partito democratico, ha ancora appeal presso appassionati ed elettori di centrosinistra, non necessariamente ex comunisti. E soprattutto garantisce buone capacità comunicative, dote che Renzi peraltro ha già. Ma per battere il proprio partito e rivoltarlo come un calzino, più è e meglio è. di Claudio Brigliadori

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