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I tunisini violentano? Sconcertante reazione della sinistra

di Massimo Sanvito lunedì 5 maggio 2025

3' di lettura

Settantadue ore dopo le molestie di piazza San Giovanni, con la musica del Concertone rosso sottofondo, il mutismo di Pd e sindacati prosegue. Inesorabile Non solo nazionalità e status degli aggressori - tre tunisini tra i 22 e i 25 anni, in Italia con un permesso di soggiorno per motivi di studio vengono ancora tenuti ben coperti da politici e stampa progressista ma c’è anche un silenzio pesante persino sugli sviluppi giudiziari, ovvero sul fatto che i balordi siano già liberi dopo l’arresto in flagranza per violenza sessuale di gruppo. Nonostante la richiesta di custodia cautelare in carcere da parte della Procura di Roma, infatti, nel corso del processo per direttissima i giudici li hanno infatti rimessi in libertà disponendo soltanto l’obbligo di firma.

Eccezion fatta per Raffaella Paita (l’unica anche a parlare di taharrush gamea, l’espressione araba che indica le molestie collettive), capogruppo di Italia Viva al Senato, nessuno ha citato le origini dei violentatori né ha osato indignarsi per il loro rilascio. Sul fronte Pd, solo il deputato Filippo Sensi si è chiesto «perché i tre molestatori della ragazza siano fuori», aggiungedo poi che «le polemiche della destra mi fanno schifo». Ma come? Ora il problema è la destra che si permette di condannnare e non i tunisini ubriachi che hanno molestato una 25enne approfittando della calca?

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E se il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato di aver già chiesto il nulla osta ai magistrati per l’espulsione dei tre, il legale che li difende, l’avvocato Lorenzo Renato, ha fatto sapere che «vogliamo mantenere i toni bassi e svolgere il processo con serenità e difenderci nel merito senza strumentalizzazioni» e che «è chiaro che è diritto dei ragazzi partecipare al processo e la stessa misura applicata dai giudici obbliga la loro permanenza in Italia». Nello studentato dell’università di Roma Tre in via Valleranello, dove sono ospiti in quanto iscritti alle facoltà di Dams (Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo) e Ingegneria. Lo stesso Piantedosi, ieri su X, è tornato sulla vergogna del Concertone. «Al concerto del Primo Maggio a Roma c’erano agenti di polizia in borghese che sono intervenuti subito e hanno bloccato i molestatori. È uno dei tanti interventi svolti con puntualità, discrezione, professionalità di cui essere grati alle forze di polizia. Ed è la conferma che le polemiche contro gli agenti sono del tutto inaccettabili. Ve le immaginate le polemiche se, prima di beccare i violentatori, qualcuno avesse scoperto che c’erano degli agenti in borghese mescolati tra la folla?».

Come minimo sarebbe partito il coro “fuori la digos dal concerto”, a fare il paio con l’ormai classico “fuori la digos dal corteo” che risuona prima dell’inizio delle sfilate di centri sociali, collettivi studenteschi e pro Pal in ogni città d’Italia. «Leggo che il ministro Piantedosi ha annunciato l’espulsione dei tre studenti tunisini che hanno molestato una ragazza al Concertone. Siamo totalmente d’accordo. Vigileremo perché l’annuncio del ministro diventi realtà e non si fermi al solito slogan. Porte aperte per chi vuole studiare qui, ma se uno pensa di poter molestare delle ragazze è bene che torni immediatamente da dove è venuto», ha commentato ieri via social il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Sul fronte delle indagini, stando anche ai racconti dell’amica della 25enne abusata, non è da escludersi che nelle prossime ore vengano sporte altre denunce: il branco, infatti, avrebbe allungato le mani anche su altre donne.

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