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Buttiglione, Binetti, Cesa, Bocchinoecco tutti i nomi dei trombati ma occhio a chi è morto nella culla...

Avevano voglia di un altro giro di giostra ma restano a piedi. Nomi pesanti di chi fa politica da anni e di chi voleva farlo e non ci è riuscito...
di Ignazio Stagno giovedì 28 febbraio 2013

2' di lettura

Ora non ridono più. Volevano un altro giro di giostra ma restano a piedi. Quello che si è abbattuto su di loro è un vero tsunami. Non è quello di Grillo, ma quello della voglia di cambiamento da parte di gran parte dell'elettorato italiano. I nomi di chi resta fuori dal parlamento fanno discutere. Sono nomi pesanti e impensabili. Rocco Buttiglione e Italo Bocchino hanno scelto il cavallo perdente. Poi resteranno senza la poltrona anche Amedeo Laboccetta, Gianfranco Fini, Antonio Di Pietro, Anna Paola Concia. Per loro è game over. Poi c'è chi c'ha provato per la prima volta e gli è andata male, anzi malissimo. Chiedete a Giovanni Favia che ha lasciato Grillo per Ingroia che ha raccolto  l'1,79% al Senato (intorno a 550 mila voti) e alla Camera il 2,2% (poco più di 750 mila voti). Non ce l'ha fatta neanche Mario Sechi, a Ilaria Cucchi, ad Oscar Giannino o ad Antonio Ingroia. Per loro il traguardo è arrivato prima della partenza. Stessa sorte per Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d'Italia, escluso dal Senato. Dalla Camera è rimasto fuori Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud. E anche Raffaele Lombardo, leader del Mpa (Movimento per le autonomie).   Non sono andati meglio i Radicali, riuniti da Marco Pannella nella lista Amnistia, Giustizia e Libertà, che ha raccolto poco più di 60 mila voti sia alla Camera sia al Senato, non andando oltre lo 0,2%, il Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando e Forza nuova di Roberto Fiore. I peggiori sono stati comunque quelli della Fiamma tricolore di Luca Romagnoli (0,13%), quelli della lista Amo l'Italia di Magdi Cristiano Allam che ha raccolto lo 0,12% e la Rivoluzione Moderata di Samorì.   

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