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L'unica soluzione: Cav al Quirinale per mettere fine a 20 anni d'ostilità

Sansonetti: la pacificazione è l'unico modo per uscire dal berlusconismo. Perché per uscire dal berlusconismo bisogna anche uscire dall’antiberlusconismo
di Matteo Legnani giovedì 28 febbraio 2013

3' di lettura

di Piero Sansonetti Se non si trova un modo per fare un governo si torna a votare. Se si torna a votare vince Grillo. Nessuno vuole che vinca Grillo (nemmeno Grillo) e quindi non si torna a votare. Se non si fa in fretta un governo, i mercati travolgono tutti. Non conviene. E poi lo spread, che un anno e mezzo fa ha spinto Monti a Palazzo Chigi, anche stavolta sarà spietato, e siccome ormai tutti abbiamo una paura blu dello spread, dovremo obbedirgli. Come si fa a fare una maggioranza che serva a mettere in piedi un governo? C’è una sola via: alleanza tra i due unici partiti solidi di questo Parlamento, e cioè il Pd e il Pdl con eventuali “protesi”. È inutile che mi veniate a dire che questa è fantascienza. Se due anni fa vi avessi pronosticato al 25 per cento un partito guidato da un attore comico, o se due settimane fa vi avessi detto che Berlusconi riusciva a prendere lo stesso numero di voti di Bersani, voi mi avreste rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Giusto?  E allora partiamo dalla realtà e poche chiacchiere. Del resto io non credo che sul piano dei programmi politici le differenze tra Berlusconi e Bersani siano così grandi. Sono due partiti “centristi”. Il Pdl è più populista (e quindi, paradossalmente, talvolta è meno di destra del Pd), il Pd è più un partito moderato classico, che certamente sul piano delle cose da fare assomiglia più ai repubblicani americani che non a Obama. Il presidente Usa ha proposto l’aumento del 20% per i salari minimi, ha proposto la sanatoria per 15 milioni di immigrati irregolari, ha proposto i matrimoni gay: il Pd oserebbe mai proporre qualcosa del genere?  Quindi il problema non è come realizzare questa alleanza, ma è piuttosto come superare due ostacoli. Il primo ostacolo riguarda l’opinione pubblica. Una alleanza tra Pd e Pdl comporterebbe un aumento dei voti di Grillo. Se però fosse un’alleanza stabile, in grado di resistere per cinque anni, il problema Grillo sarebbe spostato in avanti di cinque anni, e tra cinque anni ne sarà passata tanta di acqua sotto i ponti. Il secondo ostacolo è la spartizione della cariche, che pone sia questioni di equilibri simbolici sia di potere. C’è un modo, forse un solo modo, per superare questi ostacoli: la pacificazione. Cioè una scelta che porti le forze moderate del Paese a chiudere le ostilità feroci che le hanno divise in questi vent’anni sebbene non ci fossero vistose divisioni sulle grandi scelte per la società italiana (e infatti in questi vent’anni destra e sinistra hanno governato, alternandosi, più o meno nello stesso modo).  La pacificazione è l’unico modo per uscire dal berlusconismo. Perché per uscire dal berlusconismo (creatura ovviamente di Berlusconi) bisogna anche uscire dall’antiberlusconismo (anche questa è una perversa creatura di Berlusconi). La pacificazione, credetemi, ha un solo nome: Berlusconi al Quirinale. Una soluzione di questo genere salderebbe l’alleanza, garantirebbe i mercati e le potenze straniere, sopirebbe i conflitti nel ceto politico, permetterebbe al Pd di governare con tranquillità il Paese da posizioni moderate e centriste. Personalmente sono terrorizzato da questa prospettiva, perché sono uno di sinistra: mi piace Obama, mi piace Landini. Sono molto preoccupato, e deluso, per il fatto che le tre destre (Monti, Berlusconi e Bersani) abbiano vinto le elezioni e la quarta destra (Grillo) abbia monopolizzato l’opposizione e che di sinistra in Parlamento non ci sia più traccia alcuna. Ma non è che se uno è deluso può reagire ignorando la realtà.

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