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Quirinale, la pazza idea: Berlusconi sul Colle per farlo fuori dalla politica

Il direttore del Giornale: Prodi è una provocazione, meglio Amato che Marini. Ma nel Pd pensano al Cav per "decapitare" il Pdl
di Giulio Bucchi domenica 21 aprile 2013

2' di lettura

di Claudio Brigliadori La settimana più calda della politica italiana, quella che deciderà il prossimo presidente della Repubblica, si apre con un colpo di scena: Silvio Berlusconi al Quirinale. Un'ipotesi-choc che, paradossalmente, non partirebbe dal centrodestra ma dai più grandi rivali del Pdl, i democratici. E si tratterebbe solo in parte di una "apertura" ai liberali, invocata qualche settimana fa dallo stesso Cavaliere (e poi strategicamente mandata in soffitta), perché in realtà nasconderebbe un disegno più malizioso: eleggere Silvio presidente per toglierlo elettoralmente parlando dai giochi. Andare alle elezioni con un Berlusconi fuori dalle urne sarebbe quasi un'ipoteca di vittoria per il centrosinistra. Chiaro però che si sta parlando di un'arma a doppio taglio. Perché anche da presidente della Repubblica il Cav potrebbe incidere sulla politica italiana quanto se non più Giorgio Napolitano. Anche da questo aspetto dipende la strategia un po'ondivaga del leader Pdl: duro in piazza, più morbido nelle trattative riservate con il centrosinistra. Il gioco delle quattro carte - La "pazza idea" viene messa nero su bianco da Alessandro Sallusti, che di Pdl e voci di corridoio se ne intende. Il direttore del Giornale passa in rassegna i tre "papabili" rimasti in lizza per il Colle: Romano Prodi ("una provocazione bella e buona", "un cattocomunista vero responsabile della sciagurata trattativa che ha portato l'Italia a entrare nell'euro"), Franco Marini e Giuliano Amato (preferibile perché "il meno ideologico e quindi pregiudizialmente non ostile" al centrodestra). Ma, avverte Sallusti, occhio all'offerta tentatrice della sinistra: Berlusconi presidente della Repubblica per "disfarsi una volta per tutte del berlusconismo, promuovendo Berlusconi". Se si tratta di fantapolitica o di ipotesi concreta, forse lo si inizierà a capire domani, martedì 16 aprile, quando il segretario democratico Pierluigi Bersani e Berlusconi si incontreranno per la seconda volta.

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