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Governo due volte sotto a Camera e Senato. Onorevoli Pdl: "Inizia il Vietnam"

L'esecutivo scivola su ddl anti-corruzione e spending review, fatali emendamenti del Pd e i voti degli azzurri. E i peones annunciano guerra: si tornerà alle urne
di Giulio Bucchi giovedì 31 maggio 2012

2' di lettura

  Il governo va sotto alla Camera e al Senato, due volte in poche ore, sul ddl anti-corruzione e sulla spending review. Decisivi gli emendamenti partiti dal Pd e votati da buona parte della maggioranza che sostiene Monti, con contributo decisivo del Pdl. Casi isolati, vista la relativa importanza dei provvedimenti? Non proprio, perché in parlamento i peones del Pdl sembrano intenzionati a fare guerriglia. "Sta per iniziare il Vietnam", afferma qualche onorevole sfregandosi le mani. L'obiettivo è mandare a casa i tecnici prima del previsto e tornare alle urne. Con o senza l'accordo dei vertici del partito.  Bucce di banana - Alla Camera il governo è finito ko per 4 voti sul ddl anticorruzione. L'emendamento presentato e poi ritirato dal Partito Democratico e ripreso dall'Idv, prevede che "l'omissione del versamento del compenso da parte del dipendente pubblico indebito percettore costituisce ipotesi di responsabilità erariale soggetta alla giurisdizione della Corte dei conti". Il governo aveva dato parere negativo, il Pdl ha votato sì. Passa l'emendamento con 237 voti a favore e 233 contro. In Commissione Bilancio e Finanze del Senato, invece, si parla invece di spending review. Il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo dà parere negativo a un altro emendamento del Pd che però passa grazie ai voti dei democratici, Lega, Idv e alcuni senatori Pdl.  Agenda tosta - L'aria che tira, per Monti, non è buona. E lunedì prossimo ci sarà un'altra tappa importante. Governo e maggioranza torneranno a riunirsi in vista della discussione in Aula del ddl anti-corruzione. Obiettivo trovare l'intesa sui due nodi che hanno rallentato i lavori a Montecitorio. A  partire dall’emendamento, scritto dal Pd e poi adottato dell'Idv, che prevede lo stop agli arbitrati. Si tratta di una norma che farebbe scattare il divieto di ricorrere agli arbitrati da parte delle   pubbliche amministrazioni nel caso di controversie relative a   concessioni ed appalti pubblici di opere, servizi e forniture. Altro tema sul tavolo, l'emendamento del governo accantonato questa mattina e che prevede l'impossibilità per un candidato o per un ex eletto (ad esempio un ex sindaco o un ex parlamentare) di ricoprire incarichi dirigenziali nella P.A. se non dopo uno stop di tre anni. Ma l'accordo è complicato, il Pdl fa muro. E nell'esecutivo si fanno sempre più insistenti le voci di una possibile fiducia per blindare la parte penale del ddl, ovvero gli articoli di competenza del ministro della Giustizia Paola Severino.  

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