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Emendamento bipartisan per bloccare i tagli agli ambasciatori, contrario il governo

Il provvedimento serve a impedire il congelamento degli aumenti salariali dei diplomatici
di Paolo Franzoso giovedì 22 luglio 2010

2' di lettura

Attraverso la diplomazia si può ottenere ogni cosa. Alla commissione bilancio della Camera maggioranza e opposizione sono al lavoro per sbloccare gli scatti economici – congelati dalla manovra - del personale diplomatico. Non una sconfessione della finanziaria appena approvata dal Senato, ma un tentativo di ridistribuire i tagli su altre spese del capitolo di competenza della Farnesina. Ma dal governo si preparano già le barricate. Il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero, ha confermato la litania di Tremonti, saldi e soldi invariati: “Per noi il testo è quello uscito dal Senato, daremo parere contrario a tutti gli emendamenti”. Intanto, il 26 luglio le feluche scioperano. Le più alte cariche della carriera diplomatica hanno scritto una lettera ai vertici dello Stato per manifestare pacatamente la contrarietà per i tagli. Il messaggio è stato recepito dal parlamento: poteri della diplomazia. L’emendamento – Nel testo allo studio si stabilisce che il congelamento degli scatti di stipendio per il triennio 2011-13 non si applichi al personale della carriera diplomatica “al fine di tener conto della specificità della sua funzione”. Il costo della misura è stimato in 12,6 milioni: di cui 2,1 milioni per il 2011, 4,2 milioni per il 2012 e 6,3 milioni per il 2013. La copertura è garantita dal Fondo speciale dello stato di previsione del ministero dell’Economia utilizzando l'accantonamento relativo al ministero degli Esteri. Nella relazione illustrativa alla proposta di modifica si evidenzia che "l'organizzazione della carriera diplomatica si basa su un sistema gerarchico-funzionale, dove la progressione di carriera costituisce uno degli elementi salienti e qualificanti della specificità del comparto". Pertanto, "se gli avanzamenti di carriera non sono accompagnati dal previsto incremento del trattamento economico, che ne sostanzia inscindibilmente la natura di progressione e la conseguente assunzione di più alte responsabilità, a venir meno è l'essenza stessa della struttura gerarchica".

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