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Coronavirus, Roberto Calderoli contro Giuseppe Conte: "Che ritardo a Bergamo. Cambi mestiere, non è il suo"

La visita di Giuseppe Conte a Bergamo lunedì non è piaciuta al senatore Roberto Calderoli della Lega. Lo rivela in una intervista al Giornale. Il premier è arrivato con tre ore di ritardo. "Cambi mestiere, non è il suo", sibila Calderoli. "È arrivato tardi non solo in termini di orari, in puro stile delle conferenze stampa che convoca e poi iniziano a ore imprevedibili. In questo caso si parla di un ritardo di mesi. Oggi ci sono dati numerici su Bergamo che ci fanno tirare il fiato, ma un mese fa la situazione era veramente da clima di guerra.Il peccato originale è stata la mancata chiusura sulle zone di Alzano Lombardo e Nembro e questo a Conte dovrà pesare tanto. Avrebbero potuto chiudere subito l' area rossa con i 200 tra militari e uomini delle forze dell' ordine che avevano inviato, invece poi li hanno mandati via e hanno dichiarato tutto zona arancione e  il premier non poteva neanche delegarle queste decisioni perché non sono tra quelle materie acquisibili dalle Regioni".

 



Che ha provato a vedere la sua città così martoriata? "Dolore, smarrimento e senso di impotenza perché uno si può attivare per realizzare mascherine, presidi per ospedale, risorse, ma non è sufficiente. Sono dipendente in aspettativa dell' ospedale Papa Giovanni e devo dire che c' è stato un momento in cui quasi tutti i vertici sanitari, il questore, il vice questore, il prefetto, il comandante provinciale dei carabinieri avevano tutti il Covid. Non c' era più la linea di comando. È stata veramente dura. Ma Bergamo si rimboccherà le maniche, di questo sono certo. Sicuramente è segnata tanto. È stata cancellata una generazione e mezza. Non c è una famiglia che non è stata toccata. Ho perso persone carissime e avuto parenti malati che per fortuna sono sopravvissuti".