Strategia

Ecco perché Matteo Renzi continua a massacrare Giuseppe Conte

Francesco Specchia

“Essere o non essere: questo è il problema: se sia più nobile all’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di problemi …”. Amleto atto III, scena prima: in un livido meriggio dell’Immacolata un Matteo Renzi, contrito nella penombra del Senato, il teschio di Zingaretti in una mano e il Recovery Plan nell’altra, si macera nel suo ciclico dilemma shakespeariano. Faccio saltare il governo Conte com’è saltato il Consiglio dei Ministri; o me ne fotto, faccio la finta e rientro nei ranghi? Mah.

Questo è il problema. In effetti, sia attraverso le interviste a Stampa e Corriere della sera ai fedelissimi Faraone e Boschi, sia direttamente (“Ho detto a Conte fermati, fai del male al Paese!”), l’uomo di Rignano si appresterebbe, a far crollare il premier. Ancora una volta. Il motivo avrebbe anche una sua logica: la creazione di una task force di 6 manager -e 100 tecnici- direttamente dipendente da Conte e dai ministri Gualtieri e Patuanelli, che scavalcherebbe i ministeri nella gestione dei progetti e dei 209 miliardi di fondi del Recovery. Per Renzi la nuova struttura sarebbe seccante. E un tantino incostituzionale: “La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone” afferma al Tg2 della nuova istituzione che addirittura pretenderebbe di sostituire i servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier. E continua: “Ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi, a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Circa il rischio di una rottura, spero proprio di no, ma temo di sì”. Temo di sì.

Lo slogan finale che avvolge tutte le dichiarazioni dei membri di Italia Viva, da ieri è : “Abbiamo mandato via Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che li diamo a Conte!”. Conte e Gualtieri rispondono che la task force, di fatto, la vuole la Merkel che “non si fida” dei burocrati italiani e della loro leggendaria dilatazione del tempo. La Boschi fa notare che se hai -come rimarca sempre Conte- “i migliori ministri del mondo” ma poi gli metti sopra un ragioniere, be’, qualcosa non quadra. La Bellanova titolare renziana delle Politiche Agricole -dicastero da dove passerebbe molta parte del flusso di denaro- è stordita dalla rabbia. Perfino Rosato del Pd, smussatore di professione, si incazza. Alla fine, Renzi minaccia sì il voto contrario sia sulla cabina di regia del Recovery che sul Mes (altro spinoso capitolo), ma offre sempre lo spiraglio all’uomo in pochette: “Non credo che il premier vada avanti, credo che cambierà idea. A meno che non abbia accordi con altri, cioè se ha una maggioranza che non conosciamo, altrimenti si ferma”. Alla fine Conte ha ceduto e si arrivati a un compromesso che accontenta, come al solito, l'universo mondo. E Renzi oggi rattacca Conte ("No a Cionte cion pieni poteri!"; e Conte, in reazione, evoca sottovoce le elezioni anticipate, ma non ci crede nessuno.

Ora, il problema è un altro. Noi tutti siamo abituati agli stop-and-go di Renzi, alle sue drammatiche uscite in difesa della nazione e del suo 5% di consensi. Alcune sono assai legittime, altre finalizzate alla sparata mediatica, altre ancora proprio a sfregio di Conte. Vado random. Il 18 ottobre Renzi minaccia la crisi per la sfiducia al ministro Bonafede.  Il 16 ottobre a causa della legge che abbasserebbe a 18 anni l’età per eleggere i senatori.  Il 6 ottobre per l’entrata nell’esecutivo di Zingarelli, e “Se Zingaretti non volesse (e non vuole, ndr) va bene anche Andrea Orlando”, solo che Orlando non lo sapeva. Il 30 aprile perché “chiedo al premier di non fare più Dpcm che di fatto derogano al rispetto alla Costituzione”. Il 9 febbraio per l’accordo sulla prescrizione. Il 21 febbraio per aver “messo sul tavolo 4 grandi temi. 1- Sblocco dei cantieri. 2- Eliminazione del reddito di cittadinanza. 3- Giustizia Giusta 4- Fare il Sindaco d’Italia”, o così o crolla tutto. E infatti s’è visto. Renzi, in tutto ciò, ha già ottenuto la regolarizzazione dei lavoratori immigrati e la cancellazione dell'Irap per le aziende oltre un certo fatturato. Il governo potrebbe fare marcia indietro o domani, salvarsi sul filo incassando 159 voti favorevoli dal Gruppo Misto. Vedremo, specie considerando che avvicinandosi il semestre bianco (e  l'impossibilità di elezioni), Renzi salterà presumibilmente al collo di ogni provvedimento di Conte. Comunque sia ringraziamo il senatore per questo pathos in queste grigie giornate d’autunno...