Il governo di Super Mario

Sergio Mattarella, il retroscena sul consiglio a Draghi: "Te la vedi tu, ma attento...". L'inquietante sospetto del Quirinale"

Nessun paletto, né sul programma né sui ministri né sui tempi per formare il governo. Ma Sergio Mattarella al premier incaricato Mario Draghi ha dato un consiglio: il suo esecutivo deve essere "politico", e non "tecnico". Questo per permettergli di trovare in Parlamento una maggioranza larga e stabile, che al momento non c'è. Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera, descrive così il confronto al Quirinale tra il Capo dello Stato e l'ex numero uno della Bce, il faccia a faccia (evidentemente preparato da tempo, una volta annusata l'aria) che ha sbloccato la crisi e superato, almeno formalmente e per il momento, lo stallo delle dimissioni di Giuseppe Conte da Palazzo Chigi e la irrisolta mediazione di Roberto Fico.

 

 

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"Per il programma e i ministri te la devi vedere tu, in libertà - scrive Breda, riportando senza virgolette, ma con fedeltà, il succo del discorso di Mattarella a Super Mario -. Prenditi il tempo che ti serve. Ma accetta un consiglio: trova la maniera di far capire che il tuo governo non prescinde dalla politica. Fai comprendere che non vai a commissariare il Parlamento". D'altronde, è questa la grande preoccupazione di chi, per un motivo o per l'altro, ha buoni motivi per diffidare di un governo Draghi, vedendolo come un Mario Monti Bis. Solo il Pd e Italia Viva (e ci mancherebbe, visto che era lì che Matteo Renzi voleva andare a parare fin dall'inizio) hanno dichiarato il proprio sostegno al possibile nuovo premier. Forza Italia ufficialmente è alla finestra (anche se un corposo manipolo di parlamentari sarebbe pronto allo strappo e a votare sì alla fiducia), così come Matteo Salvini, il cui numero 2 Giancarlo Giorgetti è storicamente molto vicino a Draghi. Il timore della Lega è quella di venire travolta dalle macerie di un esecutivo lacrime e sangue, come accadde con chi sostenne Monti.

 

 

D'altro canto, la ragion di Stato e il senso di responsabilità pesano. Vale per Salvini (che chiede però un governo breve, per poi tornare alle urne) e vale anche per Giorgia Meloni, che per conto di Fratelli d'Italia ha proposto l'astensione per non spaccare il centrodestra. Ancora più caotica la situazione del Movimento 5 Stelle, i cui voti saranno decisivi in aula. Il Pd implora Luigi Di Maio di restare in maggioranza, e non a caso il ministro degli Esteri chiede un governo politico. Più forte, però, è la posizione di Alessandro Di Battista e della fronda grillina, disposti a tornare al voto. 

 

 

 

Non è un caso che nel suo breve discorso di saluto dopo aver ricevuto l'incarico, Draghi abbia fatto cenno proprio al Parlamento "espressione della sovranità popolare", dicendosi "fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare risposte". Frasi in totale sintonia con il Colle. Mattarella, sottolinea ancora Breda, "ha dovuto decidere tutto in fretta, favorendo certo la propria soluzione, ma sapendo che il punto di caduta è ignoto e Draghi se lo dovrà conquistare in Aula". E al Quirinale sarebbero "inquietati" e preoccupati dalla "alta tensione dei 5 Stelle, fra i quali serpeggiano idee bizzarre, come quella di scatenare una crociata contro Draghi per farlo fallire, nella speranza che possa esser rimesso in pista l'ormai formalmente dimesso Conte: ipotesi in ogni senso irreale". Altro concetto chiave: il governo Draghi non deve passare per un "governo dell'austerità e dei sacrifici". In questo caso, dopo un anno di disastri sociali, sanitari, economici, il suo fallimento sarebbe già scritto.