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Giuseppe Conte, gli ortodossi M5s in pressing: addio a Mario Draghi (e anche a Luigi Di Maio?)

mercoledì 2 giugno 2021

2' di lettura

Nonostante continui incessante il confronto del M5S e l’associazione Rousseau, con l’ultima decisione del Garante che in realtà non risolve nulla, Giuseppe Conte in ogni caso è già il nuovo leader pentastellato. E lo vedremo attivo già dai prossimi giorni. Tutti i parlamentari che ancora non sono andati da una parte o dall’altra, o non sono stati espulsi, vedono in lui l’unica possibile ancora di salvezza. D’altro canto, un po’ di consensi popolari, lui ancora li ha. Ora però che fare una volta in cui fosse ufficialmente incoronato leader del MoVimento? I cinquestelle al momento sono il partito di maggioranza relativa per numero di parlamentari. Che all’interno della società ormai abbia perso fortemente di consenso non conta per la dialettica parlamentare.

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Tuttavia, va detto che non si è mai visto un partito di maggioranza relativa che all’interno del governo - sia pure istituzionale - conta poco e nulla. Non solo i posti chiave ormai sono decisi da Mario Draghi, ma addirittura il ministro più quotato per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, sta facendo delle politiche che poco hanno a che fare con l’ecologia, ma che anzi vanno in direzione esattamente opposta di quello che il M5S ha da sempre sostenuto. E allora ecco la tentazione: uscirne è possibile. E potrebbe rilanciare effettivamente il MoVimento. E l'addio al governo è ovviamente un'ipotesi caldeggiata soprattutto dagli ortodossi, che rumors e indiscrezioni di stampa danno in pressing su Conte affinché si affranchi da Draghi. E anche da Luigi Di Maio, il "nuovo" Di Maio, quello delle scuse a Uggetti e che vorrebbe riprendere in mano le redini del M5s (e, soprattutto, quelle del dialogo col Pd).

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Attualmente, i vantaggi dell’opposizione vengono tutti assorbiti da Giorgia Meloni che non fa che salire nei sondaggi (anche se l'ascesa affonda le radici ben più in là nel tempo dell'avvento del governo Draghi). Se il M5S dovesse uscire dal governo, potrebbe salire nuovamente in termini di consensi. Eh già, ma il rischio sarebbe di andare tutti a casa. No, il rischio è calcolato: chi vuole spingere Conte fuori dal governo sa che non si andrebbe a casa subito. Infatti, dal 3 agosto scatta il semestre bianco. E questo significherebbe elezioni anticipate nel 2022 dopo aver eletto il Presidente della Repubblica. È questo il problema contro cui Conte si potrebbe scontrare, perché molti dei parlamentari cinquestelle sanno benissimo che torneranno definitivamente a casa. Anche a causa del taglio dei parlamentari, da loro stessi caldamente voluto.

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