Durissimo faccia a faccia

Mario Draghi vede Conte poi sale al Quirinale: "Spese militari, col no viene meno il patto di maggioranza"

Diventa durissimo lo scontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte sull'aumento delle spese militari. Il presidente del Consiglio è salito al Quirinale per aggiornare il capo dello Stato sui tumultuosi sviluppi delle ultime ore. Prima, il governo accoglie (senza voto) l'odg di Fratelli d'Italia sull'aumento al 2% del Pil delle spese militare. Quindi la protesta formale del Movimento 5 Stelle, che era pronto a votare contro l'Odg e che definisce la decisione del governo "inaccettabile". E allora si scatena Draghi, che ha incontrato a Palazzo Chigi proprio il leader dei 5 Stelle Conte.

 

 

"Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti con la Nato, in un momento così delicato alle porte dell'Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza", questo sarebbe stato il senso del discorso del premier al suo predecessore. Come dire: se qualcuno pensa di usare la vicenda per minacciare, la sfiducia, sappia che il primo a far crollare tutto potrei essere io.

 

 

 

 

"Alcuni commentatori mi accusano di voler aprire una crisi di governo, ma non è questo il tema - è non a caso la difesa di Conte, subito dopo il faccia a faccia con Draghi -. Noi siamo parte integrante del governo perché lo sosteniamo, ma abbiamo diritto ad essere ascoltati. Se ci sono questioni nuove, prospettive di investimento ben più significative rispetto a quelle del passato dobbiamo parlarne insieme e la nostra opinione deve valere". 

 

 

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"Non metto in discussione gli accordi con la Nato - ha precisato ancora Conte - ma l'aumento della spesa militare ora è improvvido. le priorità degli italiani sono altre". A Draghi, prosegue l'ex premier, "ho rappresentato in modo chiaro, franco e sincero al premier Draghi quella che è la preoccupazione non solo del M5s ma di tutti gli italiani, che ora hanno altre priorità. Affrettarsi a rispettare questa soglia del 2% significherebbe provocare un picco nelle spese militari in un momento in cui il Paese è in forte difficoltà".