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Giorgia Meloni, premier-bis: ecco il suo piano

Il punto della situazione dopo due anni e mezzo di mandato. E, soprattutto, lo sguardo rivolto al futuro
di Fabio Rubini domenica 4 maggio 2025

3' di lettura

Nel mezzo del cammin governativo Giorgia Meloni si confessa all’AdnKronos. In una lunga intervista esclusiva, la premier ha fatto il punto della situazione dopo due anni e mezzo di mandato. Tra cose fatte e cose da fare, tra risultati centrati e altri ancora da raggiungere, da Meloni esce un quadro positivo per il centrodestra e per l’Italia. «È un governo stabile, che poggia su una maggioranza coesa e questa stabilità aumenta la considerazione per l’Italia», spiega all’inizio del colloquio. «La cosa per me più importante è sentir dire a molti italiani che hanno ritrovato un po’ di fiducia e di orgoglio», invece «vorrei poter ottenere sulla natalità gli stessi straordinari risultati che abbiamo ottenuto sul fronte dell’occupazione e su quello del contrasto all’immigrazione irregolare», perché nonostante «misure importanti» e «risorse significative», i risultati «restano insufficienti».

La parte più succosa dell’intervista, però, è quella politica. La premier anticipa che vuole «realizzare per intero il programma del centrodestra e potermi ripresentare agli elettori dicendo: ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto». Un chiaro segno di come Giorgia voglia ricandidarsi nel 2027. E ancora: «Vogliamo essere ricordati come il primo governo che ha aumentato il lavoro, ridotto il precariato e messo al centro la sicurezza sul posto di lavoro».

E a tal proposito conferma che «l’8 maggio ci confronteremo con le parti sociali». Sempre in chiave politica, Meloni ha affrontato il tema delle grandi opere («il Ponte sullo Stretto è un punto ambizioso del nostro programma, che condivido. Tutto sta procedendo nella giusta direzione») e delle riforme: «Il premierato è per me la madre di tutte le riforme. Insieme alla riforma della giustizia, all’autonomia differenziata, alla riforma fiscale, è l’impianto riformatore per il quale gli italiani ci hanno votato». Sull’antifascismo, dice: «Rifuggo dall’utilizzo strumentale della categoria dell’antifascismo. Oggi il vero discrimine è tra chi difende la libertà e democrazia e chi invece lo fa solo a corrente alternata», come la sinistra. Meloni parla di carceri e conferma che «non ho mai creduto che la strada per ridurre il sovraffollamento siano indulti e svuotacarceri. Abbiamo ereditato una situazione pesante sia per i detenuti, sia per gli agenti di polizia penitenziari. Uno Stato giusto adegua la capienza (delle carceri, ndr) alle necessità, non i reati al numero di posti disponibili. Il piano del governo è di arrivare alla fine della legislatura con una capienza nelle carceri aumentata di almeno 7mila unità, ma il mio intendimento sarebbe di arrivare a 10mila».

Un posto di rilievo nell’intervista ha avuto anche il lavoro sull’economia del governo. «Fin dall’inizio del mandato abbiamo lavorato per sostenere i redditi più bassi. Lo abbiamo fatto con la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale, con i bonus bollette, con gli sgravi fiscali alle aziende che assumono donne, giovani, ex percettori di reddito e disoccupati di lungo corso. I dati sull’occupazione ci dicono che dall’inizio del nostro governo abbiamo avuto un milione di nuovi posti di lavoro, in gran parte a tempo indeterminato e con un record per l’occupazione femminile. Abbiamo rinnovato molti contratti pubblici, non ultimi quelli della scuola e del comparto sicurezza e difesa e stiamo esercitando la nostra moral suasion per i contratti privati ancora bloccati. Stiamo anche procedendo con una legge storica che introdurrà la partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa». Infine la politica internazionale. La premier non si dice «sorpresa» dalle prime mosse di Trump, ed è fiduciosa per un accordo tra Ue e Usa.

Definisce il rapporto con von der Leyen una «collaborazione consolidata» e ricorda che «la Commissione ha accolto molte proposte dell’Italia, dalla rimodulazione del Pnrr alle politiche migratorie. Ora credo serva un passo avanti nella rimodulazione del Green Deal». Poi parla di «sana competizione» col presidente francese Macron»; è pronta «a collaborare» col neo premier tedesco Merz; e definisce «pragmatico» il suo omologo inglese Starmer. Detto dell’intervista, veniamo alla stretta attualità, con un’agenda, quella della premier, piuttosto fitta: il 16 maggio sarà a Tirana per il vertice della Comunità politica europea. Sempre a maggio dovrebbe riuscire a recuperare il viaggio in Uzbekistan e Kazakistan, saltato a causa della morte del Papa. Dal 15 al 17 giugno ci sarà il G7 dei leader a Kananaskis, il 24-25 giugno il vertice Nato e il 26 e 27 giugno il Consiglio europeo a Bruxelles.

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