I soliti compagni

Matteo Salvini, processo pubblico a Bruxelles: rapporti con Mosca, l'ultima mossa del Pd

Pietro Senaldi

Ha iniziato il segretario del Pd, Enrico Letta, a bombardare in mattinata, dichiarando che «Matteo Salvini è un danno per l'Italia e per la causa della pace». Poi sono entrati in campo gli europarlamentari Pierfrancesco Majorino, esponente dell'aristocrazia milanese da centro sociale, e Simona Bonafede, ex signorina coccodé in Parlamento di Renzi, promuovendo un processo pubblico a Bruxelles contro il leader della Lega. I nostri Bonnie & Clyde della democrazia hanno ottenuto un dibattito nell'assise dell'Unione sui rapporti tra l'ex ministro dell'Interno e la Russia, definiti dalla coppia «da sempre pericolosi e inquietanti». Le sensazioni, la delazione e gli interessi politici trasformati in capi d'accusa contro un alleato della maggioranza e usati per gettare fango sull'Italia in Europa. Questa è la concezione che il Pd ha, e traduce in pratica, di cosa significhi appartenere a un governo di larghe intese stipulate nell'interesse superiore del Paese, per trascinarci fuori dalla pandemia, mettere a terra il piano di Rilancio di Draghi e uscire dalla guerra con meno ferite possibili.


Sconcertata la replica di Salvini, che ricorda «quanto costi alla Lega quell'atto d'amore che è restare nella maggioranza» e ricorda al Pd che «non sta facendo nulla per la pace». Già, perché il leader della Lega sarà anche «ingenuo», come si è definito egli stesso, a cercare di andare a Mosca e sovraesporsi, ma il modo di farla guerra di Letta e compagni è vigliacco e subdolo. Si sono calzati l'elmetto e restano in trincea, coperti dietro le sagome dei generali Biden e Johnson, pronti solo a sparare fuoco amico contro gli alleati di governo e i cittadini, che del conflitto stanno pagando un prezzo alquanto salato.

 

 


PENSIERO AL VOTO
Altro che il centrodestra; è il Pd che sta al governo ma pensa solo alla campagna elettorale. I problemi dell'Italia oggi sono giustizia, fisco, nuova povertà, lavoro ma Letta e compagni, quando si toccano i suddetti argomenti si voltano dall'altra parte. Il prossimo fine settimana ci sono i referendum per cambiare la magistratura. Il segretario ha detto che voterà contro e ha mandato i suoi buffoni di corte in televisione per invitare gli italiani ad andare al mare. Quelli che invece ha piazzato per fare informazione, parlano d'altro e dedicano all'argomento lo 0,3% del tempo disponibile. L'inflazione galoppa e si mangia gli stipendi perché i geni che i dem sostengono hanno sbagliato politica energetica e monetaria, e il ministro del Lavoro piddino concorda con i sindacati una battaglia per introdurre la patrimoniale. Quanto alla riforma tributaria, mentre il centrodestra si industria per salvare i risparmi dalla scure del nostro voracissimo Fisco, i progressisti sono schiacciati pancia a terra sulle posizioni dei tassatori, dalla casa ai consumi.

 

 


In sintesi, dei guai che affliggono i cittadini, il Pd se ne sbatte. Pensa solo a delegittimare il centrodestra, sperando di scongiurarne la vittoria nelle urne. Pure le puntate di Salvini a casa dell'ambasciatore diventano argomento d'accusa, come se non fosse cosa nota. Il leader della Lega ne ha parlato pubblicamente due volte, anche in Parlamento, senza considerare che, essendo scortato ventiquattr' ore su ventiquattro da uomini del Viminale, la mancata informazione istituzionale di cui lo accusano è una barzelletta.


LA DIFESA DI GABRIELLI
Si può pensare quel che si vuole del mancato viaggio di Salvini a Mosca. Certo non sarebbe stato istituzionalmente ortodosso, certo la vicenda ha assunto toni grotteschi, certo non si capisce quali possibilità di successo il leader avrebbe avuto, ma nessuno in Italia pensa che il capo della Lega sia una quinta colonna di Putin nel nostro Paese. Il tentativo di farlo passare come tale da parte del Pd è un gioco sporco. Il fatto che i dem vogliano esportare in Europa la loro lotta politica, come già fecero contro Berlusconi, è il vero e unico tradimento perpetrato nei confronti dell'Italia e degli italiani. A maggior ragione se perfino Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza, nega «che le azioni del senatore Salvini pongano in pregiudizio la sicurezza nazionale».

 

 

Se il 21 giugno il governo cadrà sul voto per l'invio delle armi in Ucraina non sarà certo a causa della Lega, bensì dei Cinquestelle, alleati organici del Pd nel voto amministrativo della prossima settimana e, al momento, anche alle Politiche del prossimo anno. Lo sanno perfino i grillini, terrorizzati dal fatto che Conte tenti il tutto per tutto, mandando il tavolo all'aria per inseguire la base movimentista e incassare quel 10% che il voto anticipato gli garantirebbe. Il Pd, se vuole aprire processi, si guardi in casa. Quanto a Draghi e Mattarella, il primo sostenuto e il secondo riconfermato a gennaio al Quirinale anche grazie ai voti di Salvini, dovrebbero mettere in riga i democratici, spiegando loro che non è questo il modo di stare in un governo di larghe intese. I dem cercano ossessivamente l'incidente in un momento delicatissimo per il Paese, tentando lo sgambetto ogni giorno ai danni del compagno di strada. Un comportamento istituzionalmente inaccettabile.