Nero su bianco

Mario Draghi? "Il Pd dietro alla sua caduta, come lo hanno silurato"

Antonio Socci

Stando a ciò che ha scritto Matteo Renzi nel suo libro - secondo l'anticipazione di ieri del "Corriere della sera" - il Pd dovrebbe chiedere scusa agli italiani, al Centrodestra e al M5S. Infatti qual è stato il ritornello di Enrico Letta e del suo partito dal 20 luglio, per tutta la campagna elettorale? Hanno ripetuto di continuo che il Centrodestra e il M5S sono irresponsabili perché hanno fatto precipitare il Paese nel baratro della crisi di governo e delle elezioni anticipate mentre viviamo una situazione nazionale e internazionale tragica. Centrodestra e M5S sono stati accusati dal Pd di aver mandato a casa Draghi tradendo così l'Italia e gli interessi degli italiani, per meschini interessi di bottega partitica. Ma in realtà le cose sono andate in modo opposto, come racconta Renzi, uno dei protagonisti che ha vissuto in prima persona le ore convulse del 20 luglio che hanno portato allo scioglimento anticipato delle Camere.

 

 


Ieri è uscita l'anticipazione dell'edizione aggiornata del suo libro, "Il mostro", in cui l'ex segretario del Pd ricostruisce le sue mosse dopo che il M5S prese le distanze dal governo. Prima iniziativa. Renzi avvicina Giorgetti: «Giancarlo, sai meglio di me che sarà un autunno complicato. Se mandiamo a casa Draghi per chiunque governerà sarà peggio. Anche per voi». Gli chiede dunque di convincere Salvini: «Se dice davvero di sì al Draghi bis, io provo a convincere il Pd». Salvini non è entusiasta, ma dice sì al Draghi bis: «La Lega c'è. E se c'è la Lega», scrive Renzi, «Forza Italia non può che starci». Ma lo stop arriva proprio dal Pd. Renzi parla con Franceschini che gli risponde: «A noi conviene lasciare che sia la destra a intestarsi la fine di Draghi. E a quel punto si va a votare. Noi faremo una campagna elettorale tutta impostata sul rivendicare Draghi e lasceremo che Di Maio svuoti i 5 Stelle». Renzi è sconcertato. Insiste, ma Franceschini fa muro: «Noi non possiamo stare al governo con la Lega e senza i grillini».

 


Allora al leader di Italia viva non resta che portare Draghi dalla sua: «Mario, c'è un unico modo per tenere aperta la partita. (...) Prendi la parola e annunci che vai a dimetterti senza attendere il voto. E a quel punto si fanno le consultazioni e la maggioranza delle forze politiche indica il Draghi bis per 10 mesi, da qui a maggio 2023. Ci sarà un nuovo governo guidato ancora da te con i grillini all'opposizione». Conclusione di Renzi: «Draghi non mi sembra per nulla convinto». Il suo è un no. In sostanza, chi è stato a "mandare a casa Draghi" e a portarci alle elezioni anticipate? Il Pd e Draghi stesso che non voleva affrontare da premier un autunno drammatico, oltretutto con il M5S all'opposizione.

 

 


Per i lettori di Libero non è una novità perché lo scrivemmo già a luglio (diversamente da molti altri) analizzando i fatti: le dimissioni di Draghi del 14 luglio senza che fosse venuta meno la maggioranza e il rifiuto (suo e del Pd) di approvare la mozione del Centrodestra che, il 20 luglio, chiedeva un Draghi bis senza il M5S. Oltretutto Lega e Forza Italia non si espressero contro nemmeno sulla mozione Casini (fatta votare da Draghi quel 20 luglio), infatti il governo ebbe comunque la maggioranza relativa: 95 favorevoli e 38 contrari (in pratica l'esecutivo Draghi non è mai stato sfiduciato). I fatti dunque erano già chiari per chili voleva vedere. Tuttavia la testimonianza diretta (seppure in ritardo) di un protagonista come Renzi è la conferma definitiva.


LE DICHIARAZIONI
Alla luce di questa ricostruzione è interessante rileggere le dichiarazioni di Letta: «In questo giorno di follia il Parlamento decide di mettersi contro l'Italia. Noi abbiamo messo tutto l'impegno possibile per evitarlo e sostenere il governo Draghi» (20 luglio). «I partiti che ieri non hanno dato la fiducia a Draghi hanno tradito l'interesse dell'Italia e degli italiani» (21 luglio). Ancora Enrico Letta: «Gli italiani avevano voglia e bisogno di un governo che li difendesse dall'inflazione e che riuscisse soprattutto a dare prospettive sulle grandi questioni sociali, dalla lotta alla precarietà alle grandi questioni della riduzione delle tasse sul lavoro. Il tradimento è stato molto grave». Il 28 luglio su Twitter Letta arrivava a scrivere: «Dietro le scelte della Lega contro Draghi c'è Putin?»; «Vogliamo sapere se è stato Putin a far cadere il governo Draghi. Sarebbe gravissimo». Oggi, anche alla luce delle parole di Renzi, ognuno può giudicare questi eventi, chi ha fatto propaganda, chi davvero ha pensato all'interesse del Paese, chi ha detto la verità agli italiani e chi non l'ha fatto.