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Alberto Stefani spiazza la sinistra: la prima legge è targata Pd

di Lorenzo Cafarchio sabato 20 dicembre 2025

3' di lettura

Il grande teatro della politica, nonostante l’aridità del dibattito di questi mesi, meglio dire anni, ogni tanto ci racconta storie che escono dal copione già prestabilito. Perché se la politica è l’arte del compromesso, questa strada a volte può condurci fino alle pendici del nemico per capire e strutturare nuove visioni. Così succede che in Veneto il 33enne neogovernatore regionale leghista, Alberto Stefani, durante la presentazione della sua giunta e del programma di governo spiazza tutti. Una delle prime proposte da approvare durante la prossima legislatura è legata alla questione caregiver, letteralmente assistente familiare, ed è stata avanzata dal Partito democratico veneto. «Oggi vorrei cambiare il protocollo», ha detto Stefani nel corso della seduta, «perché di solito si presentano proposte di legge nuove. Io voglio prendere una proposta dell’opposizione già sul tavolo, quella sul sostegno ai caregiver, che oggi è stata ripresentata. Chiedo un impegno a questo Consiglio regionale: partendo da quel testo base, magari con qualche emendamento migliorativo, di approvarla insieme entro sei mesi. Credo sia un impegno», ha proseguito, «che questo Consiglio deve assumersi nei confronti di persone che si prendono cura di un familiare. A me non interessa che ci sia il mio nome. In quella proposta di legge può essere secondo, terzo, o anche non esserci. Quello che conta è che i risultati arrivino».

Idem e il carrozzone delle opposizioni sono rimasti stupefatti. L’idea, del resto, è quella che la Lega debba pensare solamente alla sicurezza e al federalismo. Proposte di destra e dove trovarle secondo la vulgata della sinistra. E invece basterebbe conoscere un minimo l’attività dello Stefani politico per rendersi conto che il sociale è in cima alle sue preoccupazioni. Infatti il già deputato, appena eletto a Montecitorio nel 2018, aveva presentato una proposta di legge, come primo firmatario, sul “Riconoscimento della figura dello studente caregiver”. Un’attenzione, non banale, verso quegli alunni - all’epoca secondo i dati Istat il 2,8% dei giovani, ovvero 170mila, tra i 15 e i 24 anni si prendeva curadi un familiare adulto fragile - chiedendo il coinvolgimento delle scuole e più in generale del «mondo dell’istruzione». In modo da fare «il primo passo per comprendere i bisogni che queste persone hanno» rispondendo a quest’ultimi «con un appropriato supporto». Perché per un caregiver l’impatto sulle attività di tutti i giorni «può essere molto pensate e può comportare minor tempo a disposizione per lo studio» oltre ad «ansia, preoccupazione, solitudine e assenze scolastiche».

Stefani aveva promesso un assessorato unico al sociale e così ha affidato l’incarico alla collega di partito Paola Roma. Quest’ultima avrà deleghe riguardanti le politiche sociali e servizi alla persona che vanno dai piani di zona al welfare di comunità. Nel discorso di insediamento il governatore, inoltre, ha evidenziato i problemi di natura psicologica che affliggono oltre «il 55% dei giovani d’oggi». Un percorso chiaro che ha colpito anche il Pd. Giovanni Manildo, capogruppo dem, e sfidante del leghista all’ultima tornata elettorale in Veneto si è spellato le mani nel complimentarsi. «C’è tanto lavoro da fare, mi è piaciuto l’impegno a guardare lontano e la responsabilità verso le nuove generazioni. Questo Consiglio regionale diventerà luogo centrale per politiche che faranno bene al Veneto». Congratulandosi, infine, per «l’idea che sia stata accolta la proposta di disegno di legge sui caregiver. Su questa proposta comincino i lavori d’aula che promettono di dare una tutela migliore alle nostre persone fragili».

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Peccato che in campagna elettorale gli applausi di questi giorni erano allora mazzate. «Stefani promette ciò che la Lega», diceva due mesi fa Manildo, «ha bocciato per quindici anni». Il dito puntato durante le elezioni contro l’alfiere della Lega colpevole di parlare «di ambiente, di sanità, di giovani, di casa, di sociale», ma che evidentemente non poteva farlo perché «è stato per anni tra gli amministratori del “condomino Veneto”». Quindi ora le regole condominiali sono cambiate e piacciono a tutti. Addirittura il capogruppo dem durantela scorsa legislatura, Vanessa Camani (questa volta non rieletta) nel corso di un comizio al Grande Teatro Geox di Padova aveva cercato di sminuire l’operato per il sociale di Alberto Stefani asserendo che il leghista era «la copia» del centrosinistra. Poi i veneti hanno scelto, esattamente il 64,39% dei votanti, la soluzione centrodestra e adesso anche la tematica caregiver è al centro del tavolo con buona pace di chi pretendeva di avere la soluzione originale.

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