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Messina Denaro, l'accusa di Sgarbi: "Lo denunciai e mi cacciarono"

sabato 21 gennaio 2023

Vittorio Sgarbi

2' di lettura

Vittorio Sgarbi, parlando della cattura di Matteo Messina Denaro, ricorda come "uno dei business del sanguinario boss mafioso fossero gli impianti eolici e fotovoltaici nelle province di Trapani e Agrigento. Circostanza confermata oltre che dalle numerose indagini giudiziarie di questi anni, anche dalle clamorose conversazioni intercettate in carcere tra Totò Riina e un suo compagno di socialità". "Non posso oggi non ricordare", prosegue il sottosegretario alla Cultura ed ex sindaco di Salemi, "come lo scioglimento del Comune di Salemi (di cui sono stato sindaco) per sospette infiltrazioni mafiose (peraltro mai riscontrate) avvenuto nel maggio del 2012 (io mi ero dimesso nel febbraio dello stesso anno) arrivò proprio al culmine delle mie battaglie solitarie contro l’installazione di mega impianti eolici tra Salemi, Castelvetrano, Marsala e Mazara del Vallo; impianti per milioni di euro sponsorizzati dai ’facilitatori' di Messina Denaro e che con le mie denunce ero riuscito a bloccare".

E ancora, racconta Sgarbi: "Erano gli anni in cui al ministero dell’Interno, ma anche tra i vertici delle forze dell’ordine in Sicilia, c’erano tutti quei personaggi, molti dei quali oggi ancora sotto inchiesta, coinvolti nel cosiddetto ’sistema Montante', cioè quell’antimafia di facciata dietro la quale, in realtà, si sarebbero consumati affari, collusioni, favoritismi, avanzamenti di carriera. E del ’sistema Montante' facevano parte imprenditori con interessi nell’eolico. Questore a Trapani all’epoca era Carmine Esposito (fratello del Generale Arturo Esposito, capo dei servizi segreti AISI, ovvero l’agenzia per le informazioni interne riservate) poi indagato per avere passato notizie riservate a Montante". "Di quello scioglimento- sottolinea Sgarbi- è rimasto solo il fango: nessun indagato, nessun condannato" e" una esperienza straordinaria, quella di Salemi, cancellata con inaudita violenza dalla mafia di Stato".

Per il sottosegretario "è arrivato il momento di accendere un faro su quello scioglimento. Aprire una indagine e capire perché i miei esposti alla magistratura non abbiano avuto seguito, perché le mie ’riservate' ai ministri dell’Interno dell’epoca non abbiamo mai avuto risposta, così come le mie denunce ai carabinieri dell’epoca. Anche perché dopo la mia cacciata, sono stati autorizzati nel territorio della provincia di Trapani a grande velocità numerosi impianti eolici e fotovoltaici, nel silenzio assordante della politica e dell’antimafia militante". 

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