Sempre dalla parte sbagliata

Elly Schlein, il suo Pd sta coi ladri: cosa svela questa foto

Francesco Specchia

Qualche anno fa, nella civilissima Amsterdam, il produttore cinematografico Anthony van der Meer, dopo aver subito il furto del proprio smartphone, installò nel nuovo telefonino un diabolico antifurto: un’applicazione che, all’insaputa del ladro, ne filmava le gesta e lo geolocalizzava via gps. Ne fece un cortometraggio, Find my Phone, anatomia d’un furto all’insaputa del borseggiatore. Il suo esprit creativo venne applaudito da cittadini, forze dell’ordine e politici. A Milano, oggi, Antony sarebbe considerato un pericoloso violatore della privacy dei ladri sui tram. Non disturbate il borseggiatore.

Eppure, anche qui esplode la creatività. C’è un che di dadaista, uno sbuffo di surrealismo perfino nella denuncia della consigliera comunale dem Monica J. Romano, via social, contro «l’abitudine di chi filma persone sorprese a rubare sui mezzi Atm (i tram e le metro milanesi, ndr) e di diffondere i video su Instagram con centinaia di follower: è violenza ed è molto preoccupante». Cioè: la violenza non è esercitata di chi deruba i cittadini inermi; ma di chi filma chi deruba in flagranza di reato. E appare ancora più preoccupante e surreale, in una sorta di riflesso pavloviano d’appartenenza politica, la «solidarietà unanime alla consigliera» dell’intero gruppo del Pd meneghino. Tutti in assetto di testuggine oplitica contro il buonsenso, dato che la compagna Romano «si limitava a chiedere che le autrici di borseggi non fossero messe alla pubblica gogna tramite pagine social in cui si pubblicano i video dei furti e poi non si moderano in alcun modo i commenti». Sic.

 

 

 

QUESTIONE DI PRIVACY

Cioè: la consigliera erige il muro della privacy a difesa delle borseggiatrici (rom o non rom che siano: ovvio che, dopo, su un fatto del genere le leggende metropolitane comincino a gonfiarsi come un soufflé); e critica lo zelo antiterzomondista dei cittadini depredati a favore, di fatto, dei ladri. E il suo partito di riferimento, invece di fermarsi a riflettere su quella dichiarazione tenacemente venuta dall’impossibile; e di sintonizzarsi sulle coscienze estenuate dei concittadini; e di convocare magari una commissione per la sicurezza in città; be’, quel partito stesso, si schiera dalla parte della Romano, senza se e senza ma.

Certo, accade pure che il post del la consigliera venga ripreso dal sito Milano bella da dio, una sorta di tazebao pasquinesco ideato da un giovane psicologo con un master a Cambridge e con la sindrome di Zorro. Il quale psicologo, attraverso una media di cento segnalazioni al giorno, denuncia furti, borseggi, rapine, emergenze cittadine; e le serve calde calde al sindaco Beppe Sala. E sulla sua scia si accoda, con una certa efficacia, anche l’imprescindibile telecamera di Striscia la notizia. E, certo, subito dopo la diffusione del post della Romano, avviene anche che il sito stesso si riempia di critiche e di epiteti – alcuni onestamente pesanti- rivolti alla consigliera. E questo è assolutamente da condannare. Epperò, la Monica J. Romano insiste col puntare il dito contro chi, indifeso e demoralizzato dal continuo subire gli atti di una criminalità impunita. E la Monica accusa i cittadini: «La smettano, sia quelli che realizzano i video sia chi gestisce i canali Instagram che li rendono virali, di spacciare la loro violenza per senso civico»; e rovescia così la semantica del gesto criminale.

Ma, facendo tutto questo, be’, ovvio che la gente, poi, un po’ s’incazzi. E si sfoghi all’ombra del web. Che poi sarebbe semplice citare gli enormi buchi del nostro sistema giudiziario che spesso riduce a reati bagatellari densi d’impunità scippi e violenza privata. Sarebbe facile evocare la Corte Europea dei diritti dell’uomo mentre legittima l’uso delle riprese di crimini tramite telecamere nascoste. E sarebbe ovvio ricordare che, ai sensi dell’art.383 del codice di procedura penale ogni cittadino può «procedere all’arresto in flagranza di reato» (altro che ripresa...).

 

 

 

BUCHI GIUDIZIARI

Sarebbe banale elencare i casi – a cominciare di quelli nei negozi di via Toledo a Napoli- in cui le telecamere e i telefonini dei privati hanno aiutato la giustizia a fare il suo corso. Specie a Milano, dove carabinieri e polizia ringraziano. E sarebbe infinitamente legittimo affermare che la violenza, fisica e psicologica sta nel subire il crimine, non nel denunciarlo al di là del mozzo adoperato. Ma non faremo nulla di tutto ciò. Siamo troppo presi dal surrealismo dell’insieme...